L'Italia dei nonni innamorati (delle loro giovani badanti)

Uno studio rivela: ogni giorno nel nostro Paese oltre cinquanta anziani sposano donne under 30. Ma non sempre c'è il lieto fine

L'Italia dei nonni innamorati (delle loro giovani badanti)

Sarà che oggi a 70 anni si è ancora dei «ragazzi». Sarà che la solitudine è una brutta bestia. Fatto sta che sempre più nonni cercano di illuminare il crepuscolo della loro esistenza con una luce il più possibile giovanile. Qualcuno la chiama «Sindrome Moravia», e non certo per la componente letteraria. Ma attenti a non esagerare. E a non generalizzare. Ma quando un signore over 90, Giuseppe (nome non di fantasia), convola a giuste(?) nozze con una signorina under 30, Eva (nome non di fantasia) qualche dubbio può venire. E magari capita che il «dubbio» venga proprio al novello - benché stagionato - sposo, il quale scopre drammaticamente che quell'angelo che per anni l'aveva così amorevolmente accudito, subito dopo essere diventata sua moglie si è trasformata in un diavolo. Badate bene: quando diciamo «subito dopo» non ci riferiamo ad anni, ma a pochi minuti: esattamente quelli compresi per percorrere il tragitto che dal municipio capitolino teatro del fatidico «sì» porta fino al ristorante scelto per il pranzo nuziale. E infatti proprio a tavola che il nostro marito novantenne ha cominciato ad essere insolentito dalla sua dolce metà e dai di lei parenti. Tanto da spingere - il giorno successivo - il nonno innamorato a chiedere allo stesso funzionario comunale che lo aveva civilmente unito in matrimonio di «annullare» tutto. Cosa ovviamente impossibile. Due le strade invece percorribili: sperare che l'angelo diventato diavolo torni a angelo, oppure iniziare le pratiche per la separazione più veloce del mondo. La cronaca della tragicomica vicenda era l'altro giorno sul Messaggero di Roma. Una storia «gustosa» ripresa da decine di siti, tra cui il cliccatissimo Dagospia che l'ha rititolata come segue: «Badate alle badanti, un 91enne fregato da una 28enne acchiappa-eredità. Zuppa di nozze con rissa». E così, con i confetti al veleno, anche la pochade è servita.

Nel leggere la notizia del Messaggero, un passaggio ci ha particolarmente incuriosito. Una frase che trasforma il caso specifico dello sfortunato Giuseppe in un fenomeno generale dai contorni allarmanti: «Di fronte a fatti come questo - dice il dottor Sandro Silbi, vicepresidente del V municipio (quello dove si è celebrato il matrimonio civile al centro della disputa ndr) scandalo - non si può fare finta di nulla. Di storie così se ne vedono anche troppe, ogni mese nei municipi della città si celebrano almeno 5 matrimoni come questo ed oltre un terzo finisce con una richiesta di divorzio. Se poi c'è di mezzo la sicurezza personale, le istituzioni non possono non intervenire». Un dato - questo svelato dal dottor Silbi - che trova conferma in un recente studio elaborato da vari servizi sociali regionali in collaborazione con gli uffici civili dei comuni. E se a Roma ogni giorno si celebrano almeno 5 matrimoni - diciamo così - «anagraficamente scorretti», il dato nazionale va almeno decuplicato: raggiungendo quindi la ragguardevole cifra di oltre 50 «sì» pronunciati da coppie la cui differenza anagrafica tra i coniugi può arrivare anche a superare le 60 primavere. Proprio come nel caso del nostro nonnetto capitolino, il cui banchetto nuziale pare sia stato funestato addirittura da «sputi e insulti». Almeno così si riporta nel dettagliato resoconto del Messaggero.

«Sono caduto in una trappola - racconta il nonno deluso al quotidiano romano - voglio fare a pezzi le carte del matrimonio, annullarlo, mia moglie e i suoi parenti sono persone cattive. La donna che ho sposato era la mia badante, Eva, 28 anni, una ragazza dolce e affettuosa che si è sempre presa cura di me, ero sicuro che mi volesse bene. Ho deciso di sposarla perché volevo vivere con lei il tempo che mi resta, so bene che non può essere innamorata di me, però credevo che mi potesse regalare un po' di affetto. Sono una persona sola, non ho nessuno che si preoccupa di me: lei era l'unica persona al mondo su cui potevo contare. Per questo l'ho sposata, e mi sembrava giusto anche assicurarle un futuro. Ma quello che è successo dopo che l'ho sposata mi ha atterrito. Appena siamo usciti dal municipio mia moglie ha cambiato subito atteggiamento. Non era più la ragazza affettuosa che conoscevo, era sgarbata e mi guardava storto. Appena ci siamo seduti al tavolo del ristorante Eva e i suoi parenti hanno incominciato a prendermi in giro, ridacchiavano tra di loro e neppure mi rivolgevano la parola. Alla torta non siamo neppure arrivati, perché dalle risatine sono passati agli insulti e agli sputi. Mi hanno umiliato senza motivo.

Ho capito troppo tardi di avere sbagliato, ma voglio rimediare subito, non posso certo convivere con questa gente, mi fanno paura, meglio stare da solo. Per questo voglio strappare i documenti del mio matrimonio».

Intanto del caso si occuperanno i carabinieri di Tor Pignattara che, per delicatezza, non hanno chiesto dove siano finiti fiori d'arancio e bomboniere.

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