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Livorno: due dirigenti per ogni dipendente

Il consorzio di bonifica di Livorno ha 26 tra consiglieri e delegati e solo 16 dipendenti. Italia da record: 1100 Enti parco e 220 Ambiti territoriali. Ecco l’esercito di istituti, agenzie locali e fondazioni che affollano le nostre regioni. E nei consigli di amministrazione c’è posto per i politici trombati

Livorno: due dirigenti per ogni dipendente

da Milano

Il Consorzio di bonifica delle colline livornesi ha una dura missione da svolgere. Per farlo si è attrezzato a dovere e ha messo incampounasquadraconunmodulo particolare: praticamente due dirigenti ogni dipendente. Per la precisione 26 tra consiglieri di amministrazione, revisori e delegati di nomina politica, e soltanto 16 tratecnici e amministrativi. È solo una tra le dozzine di agenzie, consorzi, entief ondazioni della Toscana, dove le maggioranze al potere (in Regione, dove governa il democratico Claudio Martini, o nelle varie province) ad ogni scadenza gestiscono centinaia e centinaia di poltrone di notevole interesse. Per chi è nominato soprattutto.
Poltrone di lusso. Per fare un esempio, il presidente della Fondazione Sistema Toscana, la cui mission è «comunicare i valori e sostenere la competitività di uno dei territori più evocati e famosi delmondo», porta a casa ogni anno 37.800 euro. E non sono da meno gli altri fortunati messi nelle poltrone più alte dei vari enti dal gruppo politico che è in maggioranza nel consiglio regionale. Oppure dai governatori stessi, che hanno così modo di farsi molti amici. «È unsistema di consenso perfetto nelle mani del presidente della Regione, che ha poteri insindacabili sullamaggior parte delle nomine» dice l’ex candidato del centrodestra alla presidenza della Toscana, Alessandro Antichi. E parrebbe proprio questo, a prima vista, lo scopo principale degli innumerevoli enti strumentali che affollano le nostre regioni.
L’esercito degli Enti. In Italia ci sono quasi 1100 enti parco e aree protette dotate di un cda, un presidente e un direttore generale. Altri 191 Consorzi di bonifica, 131 Ato (Ambiti Territoriali Ottimali) per la gestione dei rifiuti e altri 91 Ato per i sistemi idrici, 63 Bacini imbriferi montani, centinaiadi altri enti, migliaia di agenzie e fondazioni. Utili? Indispensabili sicuramente no. Qualche deputato sen’èaccorto e ha sollevato il problema: «Servono a produrre costi e burocrazia nei confronti dei cittadini - lamentail deputato del Pdl Osvaldo Napoli -, che molto spesso devono recarsi in due o tre enti per ottenere un solo documento. Bisogna tagliare. Siamo già d’accordo con Fitto e Brunetta che a settembre, in parallelo con la Finanziaria, modificheremo il testo unico sugli Enti locali per eliminarne una parte e diminuire il numero di consiglieri di questi enti».
Nomine politiche. Succede nfatti spesso che i dirigenti siano in soprannumero. L’ente parco dell’Avigliana, nel Torinese, ha un consiglio di amministrazione, un presidente, un direttore generale, nove consulenti, ma solo tre impiegati. Le cariche, poi, durano 4 o 5 anni, e sono di strettissima competenza dei partiti. Per questo i posti disponibili si trasformano subito in dépéndance per i politici trombati nelle varie tornate elettorali. Così l’Astral (Agenzia Strade Lazio), quando a luglio ha dovuto pensare a un consulente per la compatibilità ambientale delle strade, ne ha scelto uno a caso: Paolo Cento, ex deputato Verde ed ex sottosegretario all’Economia. Non sarà solo per questoc he qualche consigliere regionale ha proposto l’abolizione dell’agenzia, dal momento che la manutenzione delle strade è già di competenza delle province e delle regioni (attraverso l’Anas).
Consulenze à go go. Al vertice dell’Agenzia per i servizi nel settore agroalimentare delle Marche (l’Assam), costoso doppione dell’assessorato all’Agricoltura, siede Giulio Saccuti, ex Margherita poi transitato nell’Udeur e poi ancoranell’Idv Di Pietro, che non essendo diventato consigliere regionale nel 2005 ha trovato la sua nuova vocazione nella presidenzadell’Agenzia. Anche le Asl locali sono minieredi consulenze. Nel 2005 un avvocato ha percepito 2.5 milionidieuro per una onsulenza alla Asl 7 di Ancona. Poi, sempre, nelle Marche ci sono i Consorzi di sviluppo industriale: c’è quello per la industrializzazione delle Valli del Tronto, dell’Aso e del Tesino, il Consorzio di sviluppo industriale del Fermano e il Consorzio zone industriali della Provincia di Ancona. Anche qui c’è chi nutre parecchi dubbi sull’utilità di queste strutture. «Il consorzio del Fermano è completamente inutile - dice il deputato marchigiano Remigio Ceroni (Pdl) -. Era stato fatto in contrapposizione a quello del Tronto, ma non ha prodotto assolutamentenulla, ha dato solo lavoro a consiglieri e presidente. Bisogna smantellarlo subito».
Acque amare. I consorzi di bonifica delle acque, come se non bastasse, portano anche balzelli. I proprietari di fabbricati e terreni nelle zone di competenza dei consorzi vengono colpiti da una tassazione aggiuntiva, che il più delle volte non corrisponde ad alcuna prestazione di servizi. «Basta allora rivolgersi al giudice per bloccare il pagamento - dice il parlamentare pugliese del Pdl Luigi Vitali -. Questi consorzi vanno aboliti, insieme agli Ipab (Istituti di pubblica assistenza e beneficenza) e le Apt, le aziende per il turismo, visto che ormai l’Enit ha acquisito le loro funzioni a livello nazionale». In Veneto invece da tempo gli agricoltori lamentano l’inutilità dell’Avepa (Agenzia veneta per i pagamenti in agricoltura), ente finito anche in un’inchiesta della magistratura due anni fa per i cosiddetti «pascoli d’oro»: dirupi e miniere spacciati per pascoli per intascare i contributidestinati da Bruxelles alla zootecnia.
Sicilia in liquidazione. In Sicilia è stato smantellato l’Ente portodi Messina, famoso per il record di avere un solo dipendente. E nel nuovo «Piano di riordino» delle partecipazioni regionali si elencano altri rami secchi da tagliare: il Parco scientifico e tecnologico della Sicilia; il consorzio Sicilia e Ricerca (che in un anno e mezzo non ha prodotto praticamente nulla). E il fondamentale Risem, nato per promuovere le imprese siciliane, ma che di fatto non ha mai svolto alcuna attività, tanto che la Regione ha dichiarato con un eufemismo che il Risem si trovava ancora in fase di start up. Dopo due anni. Gli amministratori però percepivano un compenso complessivo di 145 mila euro all'anno.

In poche parole: nessun risultato prodotto e molti soldi divorati.

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