L'operaio Fiat che, nel '74, si aggiudicò per 44 mila lire un Gauguin e un Bonnard in una asta degli oggetti smarriti delle Fs, non è il signore con la barba che nella foto qui sotto stringe la mano al generale di brigata Mariano Mossa. No, quello è il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, a cui - in verità - qualche anno di lavoro alla catena di montaggio del Lingotto non avrebbe certo fatto male. Franceschini, invece, ha sempre faticato (si fa per dire) in politica e oggi posa orgoglioso come se i due suddetti capolavori li avesse ritrovati lui e non i carabinieri del Tpc (Tutela patrimonio culturale).
Una storia, questa del ritrovamento dei dipinti di Gauguin e Bonnard che pare una balla per com'è incredibile. Ma atteniamoci alla versione ufficiale. La quale narra (pardon, assicura) che i due capolavori, 40 anni fa, vennero acquistati a 22 mila lire l'uno da un operaio Fiat a un'asta sugli oggetti smarriti delle Ferrovie dello Stato di Torino dove erano finiti dopo essere stati abbandonati (o dimenticati) su un treno lungo la linea Parigi-Torino. Rimasti sul vagone, i quadri di Gauguin e Bonanrd (non riconosciuti e considerati due croste) erano stati ritrovati dal personale di bordo che li aveva accantonati nel deposito degli oggetti smarriti. Qualche mese dopo le Fs - come da tradizione - indirono l'asta per aggiudicare ai migliori offerenti gli oggetti rinvenuti a bordo dei convogli (ancora oggi c'è chi dimentica le cose più assurde, come ad esempio sexy toys e, addirittura, protesi ortopediche e ndr).
Fu così che la «tuta blu» torinese - che Gauguin e Bonnard non sapeva neppure chi fossero - se ne tornò a casa con una natura morta (frutta su un tavolo e piccolo cagnolino) firmata Paul Gauguin e una tela (fanciulla seduta in giardino) opera di Pierre Bonnard. Quadretti «carini» che la moglie dell'operaio - probabilmente dopo aver sgridato il consorte per le 44 mila lire «sprecate» (il quadro di Gauguin oggi vale 30 milioni di euro, mentre quello di Bonnard 600 mila euro) - appese al muro della sua stanza preferita: la cucina.
In origine pare che i dipinti fossero nella villa di una facoltosa coppia inglese residente a Londra («Signori Mark e Kennedy»), per poi essere successivamente trafugati in circostanze misteriose.
Ma torniamo al ferroviero torinese e, soprattutto, a suo figlio. Il merito del riconoscimento delle tele sarebbe infatti suo. E questa è un'ulteriore a storia nella storia. state a sentire.
Il giovane, studente di architettura, un giorno, sfogliando cataloghi di opere d'arte, riconosce in un quadro di Gauguin un particolare che gli è familiare. Il cagnolino posto in basso, accanto alla firma dell'artista. Gli viene in mente il quadro appeso in cucina, in casa del padre. Osserva la somiglianza e a quel punto si rivolge a degli esperti. Il dubbio che possa essere originale viene anche a loro e decidono di rivolgersi al comando carabinieri tutela patrimonio. Così, la scorsa estate i carabinieri acquisiscono le fotografie delle opere e fanno partire le indagini. «Le due opere - ha detto il generale Mariano Mossa del comando carabinieri del Tpc - non erano da ricercare in quanto non risultavano censite come tali». Nonostante questo, i carabinieri avevano avviato ricerche sul web e su cataloghi cartacei di istituzioni culturali. Il dipinto di Gauguin compariva su un catalogo del 1964 ma poi era stranamente sparito e non risultava più traccia della sua destinazione.
La rocambolesca vicenda delle due tele durata diversi decenni potrebbe avere ancora una lunga coda: non si escludono, infatti, azioni di rivendicazione in ordine alla proprietà dei due dipinti. Il ministro Franceschini è pregato di tenersi alla larga. Questa mattina le foto del suo faccione sorridente sono già su tutti i giornali. E per Franceschini questo basta. E avanza.
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