Milano - Altro che questione femminile, quote rosa, programmi per la famiglia. Delle donne del Pdl, ai colleghi del Fatto quotidiano interessa ben altro: «Onorevole, lei gode? Quante volte?». Testuale e filmato. Daniela Santanché non si scompone ma sfodera le unghie: «Più parla lei più vinciamo noi». E Mariastella Gelmini: «A voi di sinistra rode da matti che il centrodestra vi abbia preso». Così la conferenza stampa milanese diventa un ring dove esce la tenacia e il senso di appartenenza dell'altra metà del cielo azzurro. «Sono una donna non sono una bambola» lo slogan del programma pidiellino per le donne. La stoccata è alle pupattole che Pier Luigi Bersani non vorrebbe pettinare. Non vogliono sentire parlare nemmeno di quote rosa, nemmeno per il Quirinale dove, dice Santanché, «preferirei un uomo purché fosse di centrodestra».
Le proposte per le donne sono un manifesto per la famiglia: burocrazia zero per gli asili, detraibilità totale per le spese di istruzione dei figli, reintroduzione del bonus bebé, buono scuola sul modello lombardo per favorire la libertà di scelta educativa, riforma del fisco che tenga conto del quoziente familiare, detassazione totale per l'imprenditore che assume donne disoccupate, sostegni per assistere disabili e anziani. «Abbiamo un cervello e un corpo e non intendiamo rinunciare a nessuno dei due», si legge nel manifesto già firmato da migliaia di donne.
Ma come tutte le cose in mano alle donne, anche questa presentazione al Circolo della stampa di Milano prende una piega imprevista, viva, fuori dagli schemi. C'è la signora che si alza e sventola il curriculum della nuora, «a 34 anni solo contratti co.co.co., e come facciamo a tirare avanti, a queste questioni dovete dare risposte». E c'è la sciura in occhiali e pelliccia che si scaglia sui cronisti: «Codardi», gli punta il dito mentre le telecamere escono. Applausi e fischi, clima acceso: le donne del Pdl si ribellano al cliché che gli è stato appiccicato addosso per anni.
«Ho sempre combattuto il femminismo - dice Daniela Santanché - perché noi siamo orgogliose dei nostri uomini, non abbiamo il complesso di stare un passo avanti a loro ma stiamo al fianco». L'orgoglio di difendere un leader come Silvio Berlusconi e «il suo impegno spontaneo e gratuito a favore delle donne», insiste Gelmini. Il suo governo era pieno di signore, a differenza di quello tecnico di Mario Monti «che ora invece propone di mandare una donna al Quirinale. Tutta ipocrisia - protesta l'ex sottosegretario -. Monti si deve vergognare. Tenga giù le mani dalle donne. Chi usa le donne è la specie di uomini peggiore».
È un happening, non una conferenza stampa. La colonna sonora è una canzone di Jo Squillo e Sabrina Salerno, «Siamo donne». Parla una mamma di famiglia: «Il bonus bebé è un'idea di Silvio, perché l'hanno tolto?». Una giovane imprenditrice: «Dovete aiutarci a togliere le tasse e facilitare le assunzioni». Valentina Aprea, candidata in Lombardia: «La buona politica è quella che consente alle donne di esprimere liberamente la propria vocazione».
C'è orgoglio anche nel difendere i 18 anni di governo del Pdl in Regione: la Lombardia paga a 60 giorni, costa 20 euro a cittadino contro una media nazionale di 130, garantisce libertà di scelta nella sanità e nell'educazione. Vengono da tutta Italia e anche dall'estero a farsi curare. «Se vincerà la sinistra - ricordano Santanché e Gelmini - verrà esteso a dismisura il modello Pisapia: più tasse, abolizione del Natale, meno sicurezza. Non dimentichiamo che Milano è una città dove ogni due giorni c'è una donna stuprata. Più sicurezza vuol dire più libertà». E l'onorevole Mariella Bocciardo, che aveva lottato per introdurre il reato di stalking, garantisce l'impegno per sanzionare i maltrattamenti in famiglia.
Ce n'è anche per il maschilismo degli altri partiti, di cui nemmeno il Pdl è esente: «Ma Berlusconi si è battuto come un leone per avere più donne in lista», sottolinea Santanché. Però neppure il Cavaliere fa miracoli: «Nessuno ce la fa da solo. Nemmeno Berlusconi, che è il migliore di tutti. Ha bisogno dell'impegno di tutti noi. Dobbiamo portare almeno un voto ciascuna». Altro che quote rosa.
Maradona voterà Berlusconi. Da Dubai, sua nuova residenza, «El pibe de oro» dice la sua sulle politiche italiane e prevede che «alla fine vincerà» il Cavalier Berlusconi, perché ha in mente, tra l'altro, «un'Italia con un fisco più giusto». Maradona ha poi fatto sapere, attraverso il suo legale, avvocato Angelo Pisani (candidato al Senato con la lista «Italia Equa») che vuole tornare a Napoli. «Spero di esserci per Napoli-Juventus», ha detto l'argentino. Diego deve al fisco italiano la bellezza di 40 milioni di euro ma con il suo legale Pisani, sta combattendo una dura battaglia per dimostrare che quella somma richiesta è solo il frutto di un errore dell'Agenzia delle entrate.
Non siamo bambole, come ha detto il segretario del Pd, prive
di cervello
Abbiamo un cervello e un corpo e non intendiamo rinunciare a nessuno dei due
Siamo madri, mogli e figlie degli italiani stanche di essere considerate donne di serie B
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