Europa

Valore delle case, mutui e burocrazia: i rischi della stangata green della Ue

Una nuova stangata rischia abbattersi sulle tasche degli italiani e l'origine è da ricercare, ancora una volta, nelle politiche green dell'Unione europea

Valore delle case, mutui e burocrazia: i rischi della stangata green della Ue

Una nuova stangata rischia abbattersi sulle tasche degli italiani e l'origine è da ricercare, ancora una volta, nelle politiche green dell'Unione europea. La direttiva sull'efficientamento energetico che dovrebbe essere approvata il 24 gennaio dalla Commisione energia del Parlamento europeo per poi essere varata dal Parlamento entro il 13 marzo, prevede che entro il primo gennaio 2030 tutti gli immobili residenziali dovranno avere almeno una classe energetica “E” per poi raggiungere la “D” entro il 2033 e arrivare a emissioni zero tra il 2040 e il 2050. Si tratta di una misura che andrà a colpire in particolare il patrimonio immobiliare italiano costituito da circa il 60% degli edifici con una classe energetica superiore alla "E".

Già da tempo Confedilizia, organizzazione di riferimento dei proprierati di casa, si batte contro i pericoli della direttiva europea che andrebbe a colpire non solo i possessori degli immobili ma metterebbe anche a rischio il sistema bancario come spiega il presidente Giorgio Spaziani Testa: “la direttiva Ue rappresenta un rischio che accomuna sia i proprietari sia le banche per le loro garanzie nel momento in cui avviene una riduzione generalizzata del valore del patrimonio immobiliare italiano. Emergerebbe un problema creditizio, più si va verso la direzione di una tassazione patrimoniale, più si crea condizioni di impoverimento degli italiani e più si creano problemi alle banche”.

Anche l'europarlamentare Pietro Fiocchi, membro della Commissione energia dell'europarlamento, pur salvando qualche aspetto della normativa dopo i passi avanti fatti durante la discussione a Bruxelles, mette in guardia dai rischi:

“Sarebbe un disastro per l'Italia, l'Italia ha un patrimonio immobilare talmente vecchio per cui noi siamo molto più in difficoltà rispetto ad altri paesi. È importante non passi il concetto che non puoi vendere casa tua perché non efficiente da un punto di vista energetico. Diverso è invece il discorso per gli edifici pubblici su cui bisognerebbe intervenire”.

Duro il giudizio di Isabella Tovaglieri, relatrice ombra del provvedimento che a “Il Messaggero” ha spiegato come si tratti di una misura “peggio della patrimoniale”: “la patrimoniale è una tassa, depaupera i risparmi ma il patrimonio resta. Con l'obbligo di ristrutturazione legato all'efficienza energetica, la maggior parte degli immobili italiani perderà le caratteristiche per essere comprato e venduto. Questo significa che, se uno ha un mutuo, la banca perde la garanzia costituita dall'immobile. Sui nuovi mutui, in caso di abitazioni a bassa efficienza, le banche potrebbero chiedere interessi maggiori per concedere il finanziamento. Ma soprattutto ci sarà sempre meno mercato per questi immobili”.
Siamo di fronte a una misura che, come sottolinea la Tovaglieri, è “totalmente sbilanciata sul lato della sostenibilità ambientale” senza tenere in considerazione aspetti sul versante produttivo e industriale e senza che sia stato coinvolto nessun soggetto del comparto edilizio.

È l'ennesimo conferma di come l'Ue sui temi ambientali ed energetici continui a prediligere un approccio ideologico mentre a pagarne le conseguenze sono i cittadini.

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