Si fa presto a dire «due cuori e una capanna» e «quando c’è l’amore c’è tutto». Ma se poi sulla «capanna» devi pagarci l’Imu e sull’«amore» devi pagarci la love-tax, addio romanticismo. Fatto sta che l’ultima frontiera della caccia all’evasione è ora «ingentilita» da un’ikebana di fiori d’arancio. Nel mirino dell’Agenzia delle Entrate c’è infatti una voce nuova: spese matrimoniali. Col rischio che il fatidico sì, si trasformi in uno sconsolato ahimè. A segnalare al Giornale la «lettera dello scandalo» è stata una coppia di neo sposi che si è trovata nella casella postale una missiva decisamente priva di poesia.
«Il nostro matrimonio - raccontano i piccioncini - è stato celebrato 6 mesi fa. E ora abbiamo ricevuto un questionario nel quale l’Agenzie delle Entrate ci chiede di segnalare il ristorante scelto per il pranzo di nozze, l’agenzia turistica che si è occupata della luna di miele, lo studio fotografico che ha realizzato l’album e l’eventuale filmino. In caso di mancata risposta, si minaccia una sanzione di 2mila euro. Ora ci chiediamo: è normale tutto questo?».
Una domanda che abbiamo girato all’Agenzia delle Entrate, da cui ci è stato confermato che è effettivamente «in atto una verifica fiscale di tale natura per il periodo compreso dal 2006 ad oggi». Fermo restando il principio che ogni tipo di evasione va perseguito, la domanda resta: è giusto passare ai raggi X le spese matrimoniali? Va riconosciuto che - soprattutto al Sud - il business della sposa (e dello sposo) è molto fiorente. Centinaia di invitati creano un indotto economico non indifferente che, spesso, non conosce neppure lontanamente il significato di parole come «fattura» e «ricevuta». Non che al Centro e al Nord le cose cambino di molto: attorno al matrimonio circolano infatti percentuali di cifre in «nero» capaci di oscurare totalmente il bianco del vestito della sposa. Bene fa quindi il fisco a controllare, ma i rischi non mancano. È evidente che il «questionario» spedito agli sposi - più che a fare i conti nel loro portafoglio - è mirato a fare le pulci alle tante figure commerciali che gravitano attorno al «mercato» dei matrimoni. Nonostante ciò quella «lettera» firmata «Agenzie delle entrate» fa paura anche al popolo degli aspiranti mariti e mogli: un esercito sempre più sparuto, considerato che negli ultimi 5 anni i matrimoni sono diminuiti del 15% e che - tra chi si sposa - è aumentato del 10% la percentuale delle coppie costrette, per ragioni di bilancio familiare, a vivere in casa dei suoceri.
Ma è soprattutto nelle regioni meridionali che la crisi - anche sul fronte del «deficit matrimoniale» - viene avvertita con maggiore preoccupazione. E bene ha fatto La Gazzetta del Mezzogiorno a dedicare a questo tema un servizio che mette in guardia da un potenziale «effetto domino». C’è tutto un mondo infatti che ruota attorno alle cerimonie: dal fotografo al fioraio, dalla sala ricevimenti all’estetista, dal sarto al musicista. Risultato: se mancano tracce dei pagamenti, rischiano tutti multe salate; come stanno verificando sulla propria pelle i tanti ristoranti che si sono visti appioppare sanzioni tali da mettere a rischio la prosecuzione della stessa attività.
«Nella lettera inviata ai neo sposi - spiegano gli esperti - l’Agenzia delle Entrate chiede di compilare un modulo e di restituirlo. È un obbligo. Per gli inadempienti è prevista una multa di 2mila euro. Nessun documento da allegare in copia: solo nomi, indirizzi e importi di spesa.
Saranno poi gli stessi «007» del fisco che porgeranno i «più sentiti auguri» a eventuali furbetti del matrimonialino.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.