RomaLe prove del raggiro che il governo Monti ha messo in atto nei confronti degli italiani le ha messe in rete il governo Monti stesso. Tale è la supponenza dei «professori» che hanno gestito l'Italia negli ultimi tredici mesi con l'appoggio di una maggioranza (per estensione numerica e ampiezza parlamentare) che molti governi politici della storia repubblicana si sono sognati, che essi stessi non nascondono il fatto che altro che tecnici, il loro era un disegno da politici, per di più scafatissimi. Entrati in punta di piedi, scivolando cauti sulla moquette dei palazzi del potere come semplici solutori di problemi («vado, aggiusto l'Italia e torno») e perciò autorizzati su invito del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a sfrattare l'eletto Silvio Berlusconi, i tecnici oggi progettano l'occupazione senza data di scadenza di Palazzo Chigi. Più politici di così.
Tutto è nero su bianco, sul sito www.governo.it. In una pagina asciuttamente intitolata «Analisi di un anno di governo», sorta di autopagella nella quale Monti si comporta come un qualsiasi allenatore di calcio, prendendosi tutti i meriti delle vittorie e scovando un alibi per ogni sconfitta: a proposito dell'incompleta riforma del lavoro, si legge che «purtroppo le pressioni opposte e contrarie al tentativo di aprire ai giovani e rendere il mercato dei professionisti più aperto, meritocratico e competitivo sono state poderose»; in merito alla delega fiscale, si sottolinea che «la Camera aveva dato il via libera al testo, giunto sino all'aula del Senato, dove si è arenato»; parlando di soppressione di enti pubblici, si fa presente che «nel corso del passaggio parlamentare molti enti sono stati fatti salvi dalla soppressione e la decorrenza del termine di messa in liquidazione di società è stato differito di un anno». Davvero troppo facile.
Ma la cosa che più colpisce è che il bilancio di tredici mesi di attività del governo Monti si trasforma magicamente in una sorta di programma elettorale per un futuro Monti bis. È qui che si comprende appieno di cosa parliamo quando parliamo di truffa e di governo politico, nel senso di emergenza che si fa sistema, di temporaneo che si fa definitivo. Il fisco? «Siamo solo a metà del percorso - si legge sul sito di palazzo Chigi -. L'obiettivo è di ridurre di un punto e progressivamente la pressione fiscale, iniziando dalle aliquote più basse per dare respiro soprattutto alle fasce più deboli». La spending review? «L'azione di riduzione dei costi è appena iniziata, in parte perché non è ragionevole pretendere che un cambiamento epocale si completi in un tempo così ristretto come quello che abbiamo avuto a disposizione, in parte perché non tutte le nostre proposte sono andate in porto». La crescita? Molto è stato fatto eppure «il risultato sarebbe stato molto più significativo se fosse stato possibile completare tutte le riforme». Il lavoro? «Mancano all'appello una riforma completa dell'accesso alla professione forense e soprattutto le società tra professionisti». L'Università? «Rimane aperto il nodo delle risorse: bisogna trovare più finanziamenti per consentire al nostro sistema accademico di produrre eccellenza e attirare le competenze dall'estero».
Insomma, uno spottone elettorale, un «vota Mario, vota Mario» che fa trasecolare chi ricorda come i ministri del governo tecnico interpretassero quasi con fastidio il ruolo dei politici (è uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo). Chi rammenta che ancora il 3 febbraio, in un forum con i lettori a Repubblica.tv, Monti assicurava: «Il mio non è un governo politico».
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