Politica

L'ultimo schiaffo al diritto: il no ai servizi sociali

Il beneficio è a discrezione dei giudici: decisivi la relazione degli assistenti sociali e il "ravvedimento"

Franco Coppi, uno degli avvocati della difesa di Berlusconi
Franco Coppi, uno degli avvocati della difesa di Berlusconi

Milano - Quanto è disposto ad ammettere, ad abiurare, a concedere, pur di evitare di finire agli arresti? Questa è la vera domanda che attende Silvio Berlusconi nei prossimi mesi, quando verrà avviato l'esame della sua domanda di affidamento ai servizi sociali. Perché, a differenza di quello che in genere si pensa, l'accoglimento dell'istanza del Cavaliere (peraltro non ancora depositata: ma dovrebbe essere questione di giorni) non è affatto scontato.

L'affidamento ai servizi sociali può essere rifiutato se il condannato non dimostra di poter essere recuperato alla società, e di voler risarcire il danno compiuto violando la legge. Il problema è che Berlusconi ritiene di non avere alcun bisogno di essere rieducato, perché sostiene di non avere commesso alcun reato. E il suo dialogo con gli assistenti sociali, che i giudici invieranno a parlare con lui, rischia di diventare un surreale dialogo tra sordi. Cosa scriveranno gli assistenti sociali nella loro relazione ai giudici, se Berlusconi ripeterà anche a loro quello che ha detto in lungo e in largo in questi anni parlando del processo per i diritti tv, e cioè di non avere mai gonfiato i prezzi dei film, di non essere socio occulto di Frank Agrama, di avere sempre pagato centinaia di milioni di tasse, eccetera eccetera?

La legge sull'ordinamento penitenziario non prevede che per ottenere l'affidamento sia necessario confessare. Ma per capire cosa si aspettino gli assistenti sociali da Berlusconi è sufficiente leggere quanto ieri sera ha dichiarato a Ballarò il capo dell'Ufficio esecuzione penale esterna - ovvero Uepe - di Roma, che si occupa di vagliare le richieste di affidamento presentate nella capitale. In realtà a esaminare la pratica Berlusconi sarà l'Uepe di Milano, la città dove la domanda verrà presentata, ma la linea è unica: «Il soggetto - ha spiegato Antonella Di Spena - deve in qualche modo far prevedere che c'è una voglia di reinserirsi nel migliore dei modi nella società», e per questo andrà valutato anche «l'atteggiamento nei confronti del reato», «l'attività riparativa, la volontà di riparare a quest'azione». Se non è una richiesta di confessione poco ci manca. Come farà il Cavaliere, che si proclama vittima di un eclatante caso di malagiustizia, a dimostrare la sua volontà «riparativa»?

Se gli assistenti sociali dovessero dare parere negativo, il tribunale di Sorveglianza avrebbe gioco facile nel respingere la richiesta. A quel punto Berlusconi dovrebbe scontare l'anno di carcere che gli è stato inflitto per frode fiscale agli arresti domiciliari, in una situazione ben più scomoda - chiuso in casa, potendo incontrare solo un numero limitato di persone, e magari con vincoli anche sulle telefonate - che in affidamento.

È uno scenario che potrebbe materializzarsi anche a distanza ravvicinata.

Mentre di solito il tribunale di Sorveglianza di Milano impiega oltre un anno per esaminare le richieste di affidamento in prova, per l'ex presidente del Consiglio è già pronta una specie di corsia preferenziale, con i tempi dimezzati rispetto ai comuni mortali: pratica gestita direttamente dal capo dell'ufficio, Pasquale Nobile de Santis, e decisione entro maggio.

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