L'Unione europea ha il cuore verde Troppo smog sotto la Muraglia

Peggio del Giappone ma meglio, molto meglio, degli Stati Uniti, per non parlare delle potenze economiche emergenti Cina e India. Questa è la fotografia di Eurolandia dal punto di vista degli indicatori ambientali. Per la qualità dell'aria l'Ue ha compiuto in venti anni passi da gigante con una forte riduzione di emissioni inquinanti: il biossido di zolfo (SO2) è calato dell'80% e gli ossidi di azoto (NOx) di quasi il 50 per cento. Oggi, in media, ogni cittadino europeo emette annualmente 8 chilogrammi di biossido di zolfo e 20 chilogrammi di ossidi di azoto.
Soltanto il Giappone fa meglio, con 5 chilogrammi pro capite di SO2 e 15 di NOx. Gli Usa, invece, vanno molto peggio con, rispettivamente, 33 e 45 chilogrammi pro capite.
Molto preoccupante è la situazione nei Paesi emergenti come Cina, India e Brasile dove le emissioni inquinanti sono molto più alte: in Cina c'è una concentrazione media di biossido di zolfo nell'aria ben oltre i 100 microgrammi al metro cubo, mentre in Europa è intorno ai 10 microgrammi.
Situazione simile anche per ciò che riguarda la superficie forestale che nell'Unione europea sfiora il 37% dell'intero territorio. Anche in questo caso il Giappone fa meglio visto che la superficie forestale occupa il 66% del territorio, mentre per gli Usa la percentuale scende al 31,5 e per la Cina al 21,5.
Diversa la situazione del Brasile, che è sui livelli del Giappone (61%), ma in 20 anni ha perso il 10% delle foreste mentre Eurolandia nello stesso periodo ne ha «acquistate» il 15 per cento.

Quadro quasi identico anche per l'efficienza energetica: in questo caso l'indicatore è quello dell'«intensità energetica», ovvero il consumo di energia per ogni unità di ricchezza prodotta: in Eurolandia si assiste a una costante diminuzione dell'intensità, attualmente attorno ai 160 chilogrammi equivalenti petrolio per 1.000 euro di pil, il cui livello è secondo soltanto a quello del Giappone (circa 100 chilogrammi), ma decisamente più basso di quello degli Stati Uniti, che supera i 300 chilogrammie per mille euro.

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