M5S, l'unica speranza si chiama Di Battista

Di Battista potrebbe essere la chiave di volta del M5S dopo le elezioni europee: si è mantenuto fedele a se stesso e alla formula iniziale del partito

M5S, l'unica speranza si chiama Di Battista
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Caro Stefano,
in effetti, in seguito al pessimo esito delle elezioni europee, come sempre accade all'interno dei partiti dopo una clamorosa sconfitta, si è aperto in seno al Movimento Cinquestelle un dibattito riguardante le scelte da rivedere e le novità da apportare per riconquistare terreno in ambito elettorale, scongiurando un ulteriore crollo che potrebbe portare il partito fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio dal 9%, dove si attesta attualmente, all'estinzione. Tale riflessione è doverosa quanto finta. Nulla cambierà. Giuseppe Conte non mi pare ben disposto a cedere lo scettro ad una delle ex sindache grilline, Virginia Raggi e Chiara Appendino. Del resto, non penso affatto che tale scelta possa contribuire a conquistare gli elettori delusi, i quali non sono delusi semplicemente da Conte bensì da un Movimento che si è rivelato un fuoco di paglia, da gente che è arrivata dentro le istituzioni affermando che le avrebbe aperte come scatolette di tonno e che poi ha dimostrato di essere attaccata alla poltrona, inefficiente, incapace, inconcludente e persino pericolosa ove consideriamo che il M5s ha ingigantito mostruosamente il debito pubblico, costringendoci a stringere la cinghia. Quando si governa senza lungimiranza, senza una visione, ma solo per dare contingenti contentini politici agli elettori e tenerseli buoni, gli esiti sono disastrosi per il Paese.

Le balle raccontate ai cittadini, trattati alla stregua di cretini, sono troppe. La più clamorosa? «Abbiamo abolito la povertà», dichiarazione urlata dai big del partito dal balcone di Palazzo Chigi. Che show ridicolo e pietoso! Una immagine che descrive bene la faciloneria e il pressappochismo di un partito che ha brillato soltanto sotto questo aspetto qui: essendo stato fondato da un comico, ha fatto ridere. E questa non intende essere una difesa dell'avvocato del popolo, ossia di Giuseppe Conte, ma non ritengo che sia costui la causa fondamentale della perdita di fiducia degli italiani nei confronti del grillismo. Egli ha soltanto contribuito e fatto la sua parte perché una classe di inetti desse prova inconfutabile della propria inutilità politica. Il M5s, che proclamava che non si sarebbe mai alleato con nessuno, si è alleato con chiunque, con la Lega, con il Pd, con Forza Italia. Quel Movimento che garantiva che non avrebbe mai sostenuto un governo con a capo un tecnico, ha aderito al governo Draghi, con la scusa della pandemia in corso. Io penso che gli abitanti della penisola abbiano tenuto conto di tutte queste contraddizioni e che abbiano maturato addirittura un sentimento di insofferenza verso i cosiddetti grillini, che ormai sono simbolo di imbroglio politico, ossia di presa per i fondelli.

A cosa serve dunque mutare il nome al partito, come propone qualcuno? Significherebbe fare morire il M5s, oramai agonizzante, per dare vita a un nuovo soggetto politico, nel tentativo - irrimediabilmente vano - di salvare il salvabile. Imbiancato il sepolcro resterebbero i resti decomposti e putridi di un sogno trasformatosi in illusione e in delusione.

A cosa serve porre a capo Virginia Raggi, ex sindaca romana, indiscutibilmente mediocre nel suo ruolo, al posto di Giuseppe Conte?

A cosa serve eliminare il limite dei due mandati?

Sono scettico sulla rinascita del partito di Grillo, il quale intanto se ne sta zitto, non avendo nulla da dire a proposito dell'ultima figuraccia. Forse soltanto promuovere quale leader del Movimento Alessandro Di Battista potrebbe in qualche maniera determinare una ripresa e una crescita dei consensi. E il motivo è semplice: Di Battista si è conservato pulito, mantenendosi al di fuori di quelle logiche e non partecipando a quelle decisioni che hanno condotto il M5s a rivelarsi una sorta di gigantesco inganno.

Insomma, Di Battista, il quale è stato spesso duro e severo nel giudicare il Movimento stesso da cui proveniva, possiede ancora quell'aura originaria e quella credibilità che potrebbero indurre gli elettori a credere nuovamente in un partito che si è ampiamente sputtanato.

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