M5s, tutto quello che non torna nel nuovo codice etico

Accentramento dei poteri nelle mani del presidente, ossia Giuseppe Conte, e "castizzazione": ecco il M5s che emerge dal nuovo codice etico

M5s, tutto quello che non torna nel nuovo codice etico

Il Movimento 5 stelle ha perso qualunque connotazione strutturale rispetto all'idea nata con Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Giuseppe Conte, infatti, lo sta trasformando in un movimento personalistico, in cui al presidente vengono accentrati i poteri, e in cui mancano tutte quelle accortezze che erano state progettare per impedire la formazione della casta, così invisa all'origine del M5S, e alla base, che oggi invece sembra essere rincorsa dagli eletti, come dimostra il codice etico che in queste ore, e fino alle 22, gli iscritti sono chiamati a votare.

Con le modifiche apportate al codice etico, infatti, l’indirizzo politico del Movimento 5 stelle ricade per intero sul presidente e non più sugli iscritti ed è sulla base di questo indirizzo che si può sanzionare un eletto. Giuseppe Conte ha replicato alle accuse mosse dalla stessa base sul ruolo preminente del presidente, confermando che da parte sua c'è il pieno accentramento: "Non sono stati introdotti 'nuovi poteri' in capo al presidente, come pure qualche testata giornalistica ha commentato. Ricordo che l'organo apicale di indirizzo politico e rappresentanza legale, inizialmente, era il 'capo politico'. Successivamente, quest'organo è stato modificato in 'comitato direttivo'. Con l'ultima modifica statutaria e, quindi, nello Statuto vigente quest'organo è identificato con la figura del 'presidente'".

Ma c'è di più, perché il nuovo codice etico non ha ottenuto l'unanimità ma solo la maggioranza da parte del comitato di garanzia. Un dettaglio non da poco se si ricordano i fondamenti del M5S. Non sono stati effettuati voti palesi pubblici, quindi non è possibile sapere come abbia votato il comitato di garanzia, ma è lecito supporre che ci sia stato il voto favorevole di Vito Crimi e Laura Bottici, che così potranno accedere al Tfr per un ammontare di circa 80mila euro, al quale si aggiunge l'indennità di carica per una legislatura. Un tesoretto importante che senza il nuovo codice non sarebbe esistito per gli eletti. Nel nuovo documento si spiega che i Tfr e le doppie indennità degli eletti si potranno tenere in parte. La parte restante, invece, in modo capzioso si rimanda ad altro documento per capire dove finirà.

Tuttavia, non ci sono più riferimenti all'obbligo di rinuncia, che il M5S di un tempo considerava doverosa nel rispetto dei cittadini fuori dal Palazzi. Ma c'è di più, perché la trasparenza che il MoVimento ha sempre sventolato come bandiera e anche come termine di differenziazione dagli altri partiti, viene completamente meno con la soppressione dell'obbligo di rendicontazione delle spese degli eletti.

Quindi, il Movimento 5 stelle è entrato a piè pari nella logica della "casta": l'anti-casta è stata abolita e il M5S si è imborghesito, accentrandosi nelle mani dell'avvocato Conte che l'ha trasformato in quello che la base ha sempre voluto combattere, dando il suo voto.

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