Il cervello "rettiliano". L'ultimo delirio sul Fatto Quotidiano pur di attaccare Meloni

Il presidente del Consiglio ha risposto a un post sul blog in cui sono state avanzate ipotesi fantasiose per spiegare l'aumento dei consensi del governo

Il cervello "rettiliano". L'ultimo delirio sul Fatto Quotidiano pur di attaccare Meloni
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Giorgia Meloni ha deciso di replicare a un articolo pubblicato sul blog del Fatto Quotidiano e l'ha fatto con una certa ironia e sarcasmo, perché è difficile prendere sul serio un pezzo giornalistico in cui l'autore dell'articolo ritene, che "le decisioni politiche di una larghissima fetta di popolazione siano legate ai meccanismi primitivi di tipo istintivo (cervello rettiliano) quali dipendere da qualche capo che ci trasmette senso di protezione ed emotivi (cervello dei mammiferi) quali l’attaccamento a qualcuno che appare accudente". Potrebbe anche essere un articolo ironico o di costume ma l'affermazione che viene fatta, nello spiegare perché il premier non scende nei consensi, è stata ritenuta da Meloni meritevole di replica.

"Questa è meravigliosa! I consensi degli italiani per il Governo restano alti e non calano perché la maggioranza degli italiani si affida alla parte 'rettiliana' del cervello, cioè la parte considerata più istintiva, primitiva e meno evoluta. A posto così", ha scritto il presidente del Consiglio. Probabilmente nessuno si aspettava che, a questo punto, dopo quasi 3 anni di legislatura il governo non solo non avesse mai subito scossoni tali da richiedere rimpasti ma che, oltre a essere solido, consolidasse e incrementasse il proprio consenso tra gli elettori. Nel 2022, infatti, Fratelli d'Italia ha ottenuto il 26% delle preferenze degli italiani, dimostrandosi il partito preferito e più votato. Oggi la maggior parte dei sondaggi lo dà oltre il 30% dei consensi. È un caso più unico che raro in cui un partito che vince le elezioni ed esprime il proprio leader come presidente del Consiglio incrementa il proprio consenso e non subisce la fisiologica erosione a causa delle difficoltà legate alla gestione del Paese, alle decisioni impopolari o semplicemente all'usura del tempo.

Ed è forse questo a spaesare i commentatori politici, che non riescono a spiegare l'evoluzione del "fenomeno Meloni", considerata un "underdog" per tanto tempo, oggi leader nel Paese che guida e anche in Europa. Ipotizzare che il suo consenso derivi da "meccanismi primitivi" è forse riduttivo, perché sottovaluta l'intelligenza degli elettori.

Ma è uno schema che si ripete quando a governare il Paese sono i pariti di centrodestra: a sinistra si sviluppa spesso la tendenza a ritenere gli elettori "inferiori" e troppo semplici. Ma Meloni non sembra curarsene.

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