Cologno Monzese Mediaset prende la crisi per le corna. Ci monta sopra e prova a cavalcarla senza indugi o arretramenti. Rilanciando in grande stile. E scommettendo sulla fiducia. Nonostante i segnali positivi scarseggino, nel 2012 lazienda di Cologno Monzese ha deciso dinvestire 2 miliardi di euro, di cui uno e mezzo in Italia, in contenuti e produzioni. Altri grandi editori europei hanno fatto scelte diverse, intaccando la qualità della loro offerta televisiva. «Noi siamo convinti che lunica strada da percorrere sia guardare avanti», ha detto Pier Silvio Berlusconi, «senza farsi influenzare dai conti del singolo trimestre o dai saliscendi in Borsa». I quali, peraltro, sono tuttaltro che incoraggianti avendo registrato un calo dellutile dell85 per cento, un andamento negativo del titolo e una raccolta pubblicitaria «stabile, e non è una buona notizia», con una contrazione del 10 per cento. Per questo si prevedono risparmi per 100 milioni, fino ad arrivare a 250 nel 2014. Eppure, in questo contesto, «nella primavera 2012 Mediaset ha incrementato del 4,6 per cento gli ascolti del target commerciale. E ogni sera il 50 per cento dei break pubblicitari è visto da più di 3 milioni di telespettatori». Dunque, cè speranza.
Loccasione per fare il punto economico ed editoriale della prima tv commerciale del Paese è stata la presentazione alla stampa dei palinsesti autunnali. Questanno si era scelta una formula low profile: niente passerella di star e ressa di fotografi, ma una cena in uno studio di Cologno arredato in stile minimal con tavoli bianchi e Gerry Scotti a fare da padrone di casa. Un contesto ideale per ribadire il marchio di fabbrica «ottimista» e la volontà di risalire la corrente della recessione puntando su una ricetta fatta di fiducia, investimenti, innovazione.
«La situazione è durissima per tutti», ha premesso il vicepresidente. «Ma noi imprenditori, noi editori sappiamo bene che, al di là delle decisioni che prenderanno il governo e lEuropa, dobbiamo fare la nostra parte. È proprio nei momenti di crisi che fare impresa vuol dire continuare a investire, crederci e continuare ad avere fiducia. E a Mediaset la fiducia cè». Anche se, ha ammesso il figlio dellex premier, persiste un certo timore per «lastio» nei confronti del padre. «Ma mi auguro che vada diminuendo, come anche un certo pregiudizio verso ciò che Mediaset fa», ha chiosato. Purtroppo lItalia «è il Paese visto peggio e la pubblicità è il primo comparto a calare, pur essendo il primo a risalire quando il vento cambia. La televisione è considerata erroneamente un mezzo a rischio. Ma in questo momento i valori di Borsa non vanno guardati: chi specula fa un mestiere, chi fa limprenditore e porta avanti unazienda solida ne fa un altro».
Sul megaschermo scorre il video che annuncia i nuovi programmi della prossima stagione. E sono ben quattro solo nella prima serata di Canale 5, a differenza degli anni scorsi quando il palinsesto palesava una certa passività ripetitiva, forse figlia della paura di rischiare. Che stavolta non cè, come dimostra anche laccordo con Celentano per il suo ritorno ai concerti live. Insomma, mentre la crisi scalcia e sgroppa come un cavallo selvaggio, il primo gruppo televisivo italiano manda al Paese e alle istituzioni un segnale chiaro di controllo e leadership condensato nello slogan «Mediaset porta la tv nel futuro». Non cè paura a guardare al domani nemmeno se si tocca un tasto come Mediaset Premium, la pay tv che ha dovuto spostare in avanti «di due, tre anni» il break even. «Senza di noi in questo settore ci sarebbe il monopolio», avverte Berlusconi jr. Perciò Premium è strategica anche in chiave «difensiva» rispetto a Sky.
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