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Riecco gli antagonisti violenti: il fantoccio della Meloni a testa in giù

Scene vergognose quelle di Bologna: i collettivi di sinistra sono scesi in piazza lanciando velate (ma non troppo) minacce a Giorgia Meloni

Foto di Collettivo Cybilla
Foto di Collettivo Cybilla

Gli antagonisti di sinistra cercano di dimostrare in tutti i modi dove sia di casa negli ultimi anni la vera violenza e il vero sentimento antidemocratico in questo Paese. E si impegnano parecchio per alzare l'asticella di volta in volta. I collettivi di sinistra trovano sempre un modo diverso per far vedere qual è la loro vera natura violenta e lo fanno nel silenzio colpevole della politica, che li coccola. L'ultimo episodio si è verificato a Bologna, dove alcuni collettivi hanno appeso a testa in giù il fantoccio di Giorgia Meloni. "La Meloni non è benvenuta", scandivano i contestatori.

Tutto nasce dal fatto che, tra due settimane circa, Giorgia Meloni sarà a Bologna per l'inaugurazione del Tecnopolo e di uno tra i 5 computer più potenti al mondo. Il corteo è stato seguito da un manipolo di figli di papà che giocano a fare i comunisti, non più di 200 persone, che nonostante lo stretto controllo della polizia sono riusciti anche a imbrattare la vetrina di un supermercato, colpevole a dire di essere "un supermercato di lusso, che i potenti definiscono ’di eccellenza'". Nemmeno a dirlo, l'attività è stata costretta ad abbassare con largo anticipo.

Una deriva ideologica violenta da parte delle nuove generazioni, che distorcono la realtà a piacimento, come si evince nel post del collettivo femminista Cybilla che ha pubblicato le foto del fantoccio a testa in giù di Giorgia Meloni, parlando di attacchi alla socialità da parte del governo "per privarci della nostra libertà di creare antagonismo. Questo abuso nei confronti della dissidenza travestito da decreto è in realtà l’ennesima norma securitaria agita da un governo fascista che ci vuole obbedienti, silenziose e, di fatto, oppresse". Tutto questo per cosa? Per il decreto contro i rave party, raduni che vengono svolti in edifici abusivamente occupati, in cui viene sospesa la legge dello Stato. Una narrazione completamente scollata dalla realtà, quella in cui le femministe del collettivo parlano di "attacco infimo e vergognoso alle poche briciole che fino ad ora i governi passati hanno dedicato al welfare".

Ed è ancora più sconclusionato e senza senso il passaggio del post Facebook in cui le femministe si attorcigliano cercando di trovare l'appiglio per l'attacco al governo su basi inesistenti: "Ci viene detto che il diritto all’aborto non verrà toccato, ci viene detto che verranno erogati sussidi economici per assicurare il 'diritto ad essere madre' ma contemporaneamente viene attaccato e ridimensionato il reddito di cittadinanza, ci viene detto che i diritti civili sono già abbastanza, ma in maniera celata subiamo continui attacchi all’aborto, alla libertà di scelta e di autodeterminazione".

A Giorgia Meloni è andata la solidarietà di tutto il gruppo di Fratelli d'Italia di Bologna ma ad alzare la voce è stato anche il sindaco del capoluogo emiliano, che dai social ha chiesto tolleranza zero. "La nostra città ieri sera è stata vittima di un gesto di violenza inaccettabile. Come sindaco e cittadino di Bologna, non solo condanno con fermezza, ma chiedo che i responsabili vengano identificati e che provvedimenti seri siano assunti dalle autorità competenti", ha scritto Matteo Lepore, che poi ha aggiunto: "La violenza politica è la morte della democrazia. Cosa che non consentiremo. Non a Bologna. Per questo chiedo a tutti e a tutte di isolare i violenti, di non offrire alcuna sponda di comprensione o legittimazione". Da parte del sindaco anche un messaggio di solidarietà per il presidente del consiglio: "La invito a venire quando vorrà a Bologna. Sarà accolta personalmente da me a nome della città.

La mia vicinanza va anche ai cittadini, alle imprese e alle forze dell'ordine, costrette a subire questi soprusi e a operare per il bene comune".

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