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“Non sa di che parla, ridicola”. L'ultimo insulto di De Benedetti alla Meloni

L’ingegnere continua il tour promozionale del suo libro e spendere parole al miele per Elly Schlein: “Deve riportare a sinistra un partito diventato democristiano”

“Non sa di che parla, ridicola”. L'ultimo insulto di De Benedetti alla Meloni

Carlo De Benedetti ne ha per tutti. Impegnato nel tour promozionale del suo ultimo libro “Radicalità”, l’ingegnere ha analizzato la fase politica attuale senza mezzi termini nel corso dell’intervista a “L’attimo fuggente” su Giornale Radio. Nel suo cuore c’è la patrimoniale, questo è assodato, ma non solo: “Mi sembra che, di fronte a un mondo e ad una politica, in particolare in Italia, che tende ad esaltare le disuguaglianze, anziché cercare di ridurle, le prime cose che si devono fare sono due e fondamentali: aumentare i salari, perché i salari in Italia sono ridicolmente sproporzionati rispetto a quelli francesi e tedeschi!”. E ancora, è necessario aumentare la tassazione alle persone che più possono permetterselo.

“La Meloni non sa di cosa parla”

Il giudizio sulle ricette del governo Meloni è naturalmente pessimo. Abbattere l’aliquota per abbassare le tasse e rimettere in moto l’economia è una convinzione vecchia, superata e sconfitta secondo De Benedetti: “Non possiamo essere così ridicoli. Capisco che la parola conservatore voglia dire anche guardare indietro, anziché guardare avanti. Ma guardare indietro ripetendo macro errori, già condannati dalla realtà, mi sembra una cosa quasi insultante”. E la contrarietà del primo ministro al salario minimo è inaccettabile, ha proseguito: “Il salario minimo è un elemento di civiltà. Esiste in tutte le economie occidentali, dalla Francia, alla Germania, agli Stati Uniti. La Meloni vive fuori dal tempo, vive di slogan, non sa di cosa parla”.

De Benedetti tra Calenda, Letta e Schlein

Nel corso del dialogo con Luca Telese e Giuliano Guida Bardi, De Benedetti si è soffermato sull’opposizione e non ha utilizzato troppi giri di parole per Carlo Calenda: “Calenda lo considero un individualista, che oltretutto non ha nulla a che vedere con la sinistra […] Calenda con gli altri non ha niente da spartire. Infatti non si è capito perché era lì, francamente. Ma io non ce l’ho con Calenda, che ritengo una persona intelligente con un pessimo carattere. Però, per poter fare una coalizione, bisogna che i singoli abbiamo un’identità Altrimenti è una macchinazione, una combinazione, un opportunismo”.

Per quanto concerne il Pd, De Benedetti ha ammesso di augurarsi che Elly Schlein riesca a dare un’identità di sinistra ai dem, considerando che il centro è già pieno di idee conservatrici: “Occorre una radicalità che io vedo nella sinistra, perché la radicalità di destra l’abbiamo già avuta, e non è che ha portato bene al Paese”. Una forte identità è necessaria per sganciare il Pd dalla Democrazia Cristiana, ha aggiunto, e un passaggio importante è rappresentato da una nuova legge elettorale. E l’ingegnere non ha lesinato stoccate all’ex segretario Enrico Letta: “Quel poveretto di Enrico Letta ha dichiarato, prima ancora che le elezioni fossero convocate, che voleva perdere. Perché nel momento in cui dici che vuoi andare da solo, dopo aver parlato per mesi di campo largo, hai dichiarato che vuoi perdere. È un fatto. Le elezioni erano perse prima ancora di cominciare.

Di fronte a tanta ignavia, ci vuole radicalità”.

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