
Lamberto Dini oggi ha 94 anni, portati con straordinaria vitalità. È stato uno dei personaggi più importanti della seconda Repubblica. A fianco di Berlusconi, di Prodi, di D'Alema, ha fatto il presidente del Consiglio, il ministro degli Esteri, il ministro del Tesoro e per quindici anni Direttore Generale di Banca Italia. Amico dei russi e degli americani. «Lambertow», lo chiamavano così i giornali degli Stati Uniti. Piaceva anche a Fidel Castro.
Presidente, lei crede che si arriverà alla pace?
«Grazie all'intervento del presidente degli Stati Uniti si arriverà alla fine del conflitto. Che io non chiamo accordo di pace. Dico che sarà un armistizio».
Che giudizio dà su Trump?
«È imprevedibile. Ti dice una cosa poi cambia idea, sta smontando il sistema delle relazioni internazionali».
Lei quindi non si fida?
«In questa occasione si, mi fido. Lui si è impegnato personalmente per mettere fine al conflitto. L'incontro diretto tra Zelensky e Putin era semplicemente impensabile senza l'intervento di Trump».
L'Europa sta giocando un ruolo o è fuori?
«Sta giocando un ruolo perché sta sostenendo militarmente ed economicamente l'Ucraina, e lo fa perché ritiene che una sconfitta dall'Ucraina metterebbe a rischio l'Europa».
È un timore ragionevole?
«Lo trovo un timore esagerato. Anche se la Russia dovesse conquistare l'Ucraina, non credo che penserebbe mai ad attaccare un paese della Nato».
Lei conosce Putin?
«Lo ho incontrato più volte. Un po' lo conosco. Perciò dico che il timore di una guerra all'Europa è eccessivo».
Cosa auspica ora?
«Fine del conflitto e sicurezza dell'Ucraina».
Zelenski chiede il cessate il fuoco.
«Lo chiede perché non può più reggere il confronto militare».
Zelenski deve accettare la trattativa sui confini?
«Certo. Non può dire ai russi: Dovete ritirarvi. Non ha senso. Se Zelenski vuole proseguire la guerra senza l'appoggio americano tra un anno o due l'Ucraina non esisterà più».
Qual è stato ruolo dell'Italia e di Giorgia Meloni?
«La Meloni ha fatto la scelta giusta: nell'Europa e nella Nato. E ha tenuto ottimi rapporti con gli Usa. Così ha guadagnato credibilità. Il ruolo dell'Italia resterà quello di una media potenza. Però sul piano del pensiero, delle idee, della diplomazia, può dare un contributo. L'idea di usare l'articolo 5 dello Statuto della Nato per garantire copertura all'Ucraina senza farla entrare nella Nato è una idea della Meloni, ed è al centro della discussione».
Lo stato dell'economia italiana?
«Il governo ha fatto una politica economica e finanziaria prudente. In particolare sulla finanza pubblica. Ha contenuto i disavanzi. Questo gli va riconosciuto. Ed è un vantaggio nei riguardi degli altri paesi. Poi sono stati creati un milione e duecentomila posti di lavoro. Non è cosa da poco».
L'opposizione dice: mal pagati.
«È vero che i salari sono più bassi che in altri paesi europei. Ma questo perché la produttività in Italia è più bassa che negli altri paesi».
Perché?
«Perché non abbiamo grandi imprese. Soprattutto nei settori tecnologici. Sono le piccole imprese che reggono l'Italia. Ma non possono fare innovazioni di prodotto. Non hanno la forza. E allora i guadagni di produttività sono bassi. Ed è bassa la crescita dell'economia italiana».
Quali vantaggi economici si possono avere dalla fine della guerra?
«Se riprende il commercio con la Russia grandi vantaggi. Se l'Ucraina entra nell'Ue, e questo la Russia non può impedirlo, avremo costi molto alti. L'Ucraina è un paese agricolo a costi molto bassi. La politica agricola europea non reggerebbe».
Presidente, cosa sta succedendo in Israele?
«Netanyahu l'ho incontrato tre volte. Tutte le volte sono arrivato alla conclusione che Netanyahu vuole soltanto il Grande Israele. Cioè vuole mettere fine all'idea di uno stato palestinese. È una vergogna quello che sta facendo in Cisgiordania. I nuovi insediamenti che spaccheranno la Cisgiordania in due. Sta realizzando il suo progetto grazie all'appoggio degli estremisti. Tutto questo è illegale. Gli insediamenti sono illegali».
Gaza?
«Lui vuole impadronirsi della striscia di Gaza».
Cosa farà dei palestinesi?
«A lui questo non interessa. Lui pensa che debbano andarsene».
Gli ostaggi?
«È pronto a sacrificarli. Da oggi gli ostaggi li possiamo considerare tutti morti».
È stata più importante la sua vita da economista o da politico?
(Ride, poi ride ancora) «Io sono diventato economista e poi ho fatto per 15 anni il direttore generale di Bankitalia. Ero soddisfatto. All'improvviso, nel 1994, Gianni Letta e Berlusconi mi proposero di diventare ministro del Tesoro. Fu una decisione molto difficile. Mi sono detto: ho 63 anni, ho la possibilità di una sfida che non mi aspettavo. E l'ho accettata».
Con il senno di poi rivendica la scelta che fece nel '95 di rompere con Berlusconi?
«Assolutamente sì. Ma non fu una rottura. Quando divenni ministro pensavo di avere alcuni anni per lavorare. Invece il governo durò nove mesi. Senonché Scalfaro non voleva portare il paese alle elezioni. Scalfaro e Berlusconi decisero di creare un governo di transizione, composto da tecnici. E Berlusconi indicò il mio nome per fare il presidente del Consiglio».
Non ci fu la rottura?
«Assolutamente no. Anche se Forza Italia non votò la fiducia al mio governo, e il centrodestra si astenne. Poi se ne sono amaramente pentiti, ma troppo tardi».
Che rapporto ha avuto con Bill Clinton?
«Grande rapporto. Abbiamo avuto una relazione umanamente molto forte. Anche con Hillary».
Molti la considerano più intelligente di Bill
(Ride di nuovo e non risponde) «Avvocato straordinario. È stata a cena da noi a Firenze. Ci siamo visti anche dopo le elezioni di Trump. Intelligentissima».
Chi potrebbe essere il prossimo Presidente della Repubblica.
(Scoppia a ridere per la terza volta). «Non ci ho mai pensato...».
Ci pensi ora
«Giorgia Meloni. Sarebbe la soluzione migliore».
Le piace il nuovo papa?
«Sì. Mi pare che piaccia a tutti. È una bella figura. Ora dobbiamo vederlo all'opera, oltre alle dichiarazioni che fa e che riprendono il pensiero di papa Francesco.
Dovrà dimostrare di saper governare la Santa Sede e il Vaticano. Papa Francesco aveva decapitato il potere della Curia. Credo che sbagliò. Leone dovrebbe riconquistare la fiducia della Curia. Se Parolin sarà segretario di Stato sarà più facile».