Michelle Hunziker spiega il femminicidio ai bimbi

«“Atención, senores viajeros: salida del vuelo Alitalia con destíno Roma Fiumicino”. “Destíno Roma… destinazione Roma…” ho ripetuto tra me e me. E mi piaceva riflettere su questa sovrapposizione di significati: destino come “fato”, ma anche come “destinazione”, dunque come qualcosa che non si subisce ma si sceglie». «Ad Aurora, Ian e Sole». Come glielo spieghi a un figlio chi essere, e come e con quanta forza? Come glielo dici che il destino è una soglia e va passata? Anche così, con una dedica scritta in un corsivo piccolo piccolo all'inizio e una lettera alla fine. Perché non c'è nulla al mondo di più «circolare», di più perfetto che iniziare da se stessi e finire in un'altra carne. Si intitola Con la scusa dell'amore il nuovo libro di Giulia Bongiorno e Michelle Hunziker (Longanesi, pagg. 222, euro 14,90) ma oltre al solito impegno c'è molto di più. È da sei anni, da quando l'avvocato penalista e la showgirl hanno fondato assieme l'associazione Doppia Difesa (alla quale andranno devoluti i proventi del libro) che sappiamo della loro causa a favore delle donne, della loro lotta alla violenza, allo stalking, al femminicidio. Ed è da molto più tempo ancora che sappiamo un'altra cosa: non è nella loro natura di starsene impettite fino all'ora di sfiorire. Stavolta però c'è un sottile rammendo che lega le autrici, questo volume (nelle librerie dallo scorso 10 ottobre) e le storie che ci hanno messo dentro: i figli. Che sono l'intransigente banco di prova dove dimostrare se hai davvero imparato ciò che credi di aver imparato. La Bongiorno è diventata mamma di Ian, la Hunziker, già mamma di Aurora (figlia di Eros Ramazzotti), ha partorito da pochi giorni la piccola Sole (avuta dal compagno Tomaso Trussardi). Ed è a loro che hanno deciso di raccontare tutto. Le carezze ruvide di rabbia, la bellezza, le bugie, l'egoismo, l'eleganza, il mondo che cambia sulla pelle delle donne, il vocabolario della disuguaglianza, il dovere, il coraggio, la crudeltà, le loro mamme.
Si sono «scambiate» i figli alla fine del libro. Michelle ha raccontato Giulia a Ian, Giulia ha raccontato Michelle ad Aurora e Sole. In mezzo Michelle ci ha messo la storia che non aveva mai raccontato, le voci della sua vita (dalla «a» alla «z»), le maghe, i capelli rasati dal barbiere, i traslochi, gli schiaffi presi in cortile dai bambini tedeschi che la chiamavano «mangiaspaghetti», il rigore svizzero, le forme nascoste nei vestiti da adolescente, il suo essere bionda senza essere solo bionda. E Giulia ci si è messa com'è nel suo stile, nascondendosi di più ma spendendosi lo stesso. Ha fatto parlare le donne, le botte, le minacce, i codici, le leggi. Ha messo in guardia le vittime avvisandole, istruendole, proteggendole, e sotto osservazione i carnefici: stanandoli, raccontandoli, classificandoli, sconfiggendoli. Perché lo devono sapere le donne, che non si copre uno schiaffo con la cipria e non si attutisce un insulto sotto a un cuscino. Mai. Neppure il primo. Perché lo devono sapere gli uomini, che prima di parlare bisognerebbe lavarsi le mani, e che dopo certi gesti non si torna più indietro.
«Ad Aurora, Ian e Sole».

Che devono crescere con tutte queste cose già successe e senza ricette per cambiarle. La prima generazione del dopo stalking, del dopo femminicidio, del dopo un sacco di cose. Inconsapevoli a cui tocca cambiare la loro porzione di mondo. Con la scusa dell'amore...

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