Milano - A sedici anni si è presentata dal giudice tutelare scortata da una compagna di classe. Era incinta. Ed era la terza volta che capitava. La sua preoccupazione maggiore: «Non ditelo ai miei genitori, sennò mi ammazzano». Crisi di coscienza, sensi di colpa, almeno a prima vista nessuno. Solo quell’unica preoccupazione di non farlo sapere in casa. Per la terza volta ha praticato l’aborto.
È solo una delle tante storie raccolte negli uffici del Tribunale milanese alla sezione giudice tutelare. Ed è l’altra faccia della medaglia di un problema che sta assumendo i contorni di una vera e propria emergenza: il sesso tra i giovanissimi si pratica sempre prima (molti sono i tredicenni che hanno già oltrepassato la frontiera della prima volta) e sempre meno protetto.
Dopo l’allarme lanciato dal professor Marco Cusini direttore del reparto di malattie a trasmissione sessuale («negli ultimi mesi ho visto 10 ragazzi sotto i 20 anni contagiati dal virus dell’Hiv»), l’altro rischio si chiama gravidanza indesiderata. Lo scorso anno le minorenni che si sono rivolte al giudice tutelare di Milano per ottenere il permesso di abortire, secondo quanto stabilito dalla legge 194 sull’interruzione di gravidanza sono state 186, quindici al mese o se si vuole, una ogni due giorni.
Quasi tutte hanno ottenuto il benestare all’aborto. Un’enormità, se si pensa che (secondo i dati forniti dal ministero di Grazia e giustizia), dieci anni fa le richieste di questo tipo non arrivavano neppure ad un quarto.
Racconta un giudice che preferisce l’anonimato: «Mesi fa si è presentata da me una ragazzina di 15 anni, mi dice di essere incinta e di voler abortire. Le chiedo se ne ha parlato almeno con il suo ragazzo. Lei mi risponde di non sapere chi fosse il padre perché aveva fatto sesso di gruppo con i suoi compagni di classe. Succedeva dopo la scuola in casa sua visto che papà e mamma erano al lavoro. Rimasi di sasso, non solo per quello che mi aveva detto, ma per come lo aveva detto. Come fosse normale, nessun segno di pentimento o mortificazione».
La ragazzina tipo ha sedici anni (ma un buon 5 per cento ha 14 anni o meno) ed è italiana, braccata dalla paura di diventare madre. E dal timore di essere coperta di vergogna. Al punto da non confidare a nessuno di essere rimasta incinta.
«I ragazzini non vivono la sessualità come un problema o un elemento su cui riflettere - spiega Alessio Gamba direttore dell’unità di psicologia dell’età evolutiva al San Gerardo -. Il modello a cui tendono è la soddisfazione immediata dei bisogni. La capacità di attendere è scarsa o nulla. Vogliono una cosa e la vogliono subito. Vivono la vita così: il primo che allunga la mano si prende la torta». Responsabilità? Gamba non ha dubbi: «Purtroppo non ci sono più modelli di riferimento. Chiese e oratori non fanno più parte della vita della quasi totalità dei ragazzini.
Restano i modelli tv, donne sessualizzate e maschi muscolosi. Per un ragazzino non c’è ragione per voler diventare diversi da loro. Pensiamo solo alle Winx con cui giocano le bambine delle scuole elementari. Al loro confronto le Barbie sembrano quasi delle nonne».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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