Milano in tilt, il metrò diventa una prigione

Assalto all’ultima corsa, tra ressa e malori i treni si bloccano in galleria. Passeggeri abbandonati nel panico

Milano in tilt, il metrò diventa una prigione

Milano - La metropolitana che un tempo era il fiore all'occhiello della città di Milano impazzisce alle sei di un martedì pomeriggio. Sta per iniziare lo sciopero dei trasporti pubblici, i vagoni delle tre linee del metrò sono stracolmi di gente che cerca di arrivare a casa prima del black out. É in questo momento che un treno si ferma. Quello che accade dopo è uno psicodramma dove si mischia di tutto: improvvisazione, panico, psicosi, e alla fine il caos prende in mano definitivamente la situazione. Migliaia di persone si ritrovano bloccate nel buio delle gallerie, senza informazioni, senza soccorsi. E a quel punto il problema tecnico viene trattato incredibilmente come un problema di polizia. «Abbiamo un problema di ordine pubblico», rispondono i telefoni di Atm a chi chiede notizie. Anziché i tecnici, nelle gallerie del metrò arrivano la celere e i carabinieri per costringere i passeggeri a dirigersi alle uscite. Fuori dalle stazioni, le ambulanze caricano quindici passeggeri in stato di choc, per otto è necessario il trasporto in ospedale. E ci vogliono decine di interminabili minuti prima che si riesca in qualche modo a tornare alla normalità: ma lo strascico di rabbia che il martedì nero del metrò milanese si lascia, questo non passerà tanto presto.
Il disastro arriva alle sei di uno di quei giorni di inferno previsto che sono a Milano i giorni di sciopero dei mezzi pubblici. Dall'inizio del mattino la città è sostanzialmente paralizzata. Chi ha potuto ha raggiunto i luoghi di lavoro prima che, alle 8,45, scattasse il primo blocco di ore di sciopero. Gli altri sono imbottigliati in colonne di auto che procedono a passo d'uomo. Ma che il clima sia singolarmente pesante lo dicono, fin dal mattino, alcuni segnali: come in piazza Duomo, dove i passeggeri inferociti forzano le saracinesche della stazione per riuscire a prendere l'ultimo treno utile per riuscire ad arrivare in ufficio. È come se mesi di polemiche sul degrado del sistema di trasporti pubblici della «capitale morale» abbiano condizionato i passeggeri, minata in parte la loro fiducia. La settimana scorsa due treni si sono tamponati, ieri mattina un altro guasto ha bloccato la linea rossa.

Ma ieri è soprattutto il bisogno di tornare a casa prima dello sciopero che innesca il disastro. Tutto comincia alla stazione di Lima, dove un passeggero si sente male. Viene attivato l'allarme, a quel punto il treno si blocca. Intanto altri passeggeri cercano di salire su quello che considerano l'ultimo metrò. Ma i vagoni sono stracolmi, la gente da bordo rifiuta di scendere, le porte si bloccano. Molti pensano che la promessa di altri treni in arrivo sia un trucco. Gli altoparlanti lanciano annunci che nella calca nessuno sente più. A catena, si fermano anche i treni seguenti, nel buio delle gallerie. Sui treni fa caldo, la gente inizia a stare male, i bambini piangono. Dai telefonini dei passeggeri iniziano ad arrivare all'esterno messaggi che raccontano il dramma che si sta consumando sottoterra. Le redazioni dei giornali si attivano prima della macchina dei soccorsi.

Alle 18 scatta la seconda fase dello sciopero, si fermano anche le altre due linee metropolitane e i mezzi di superficie. Ma sotto, nella galleria della «rossa», è ancora dramma.

«Siamo rimasti fermi in galleria quaranta minuti», raccontano i passeggeri. Poi qualcuno riesce ad aprire le porte, la gente si incammina verso le stazioni. «Porteremo tutti a destinazione», promette Atm. Ma un simile disastro, in quasi mezzo secolo di metrò a Milano, non si era mai visto.

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