Barbara, è chiaro che non possiamo non partire da quello che in molti considerano la fine di un ciclo: Berlusconi che decade, la scelta dei servizi sociali, la sua lotta contro le procure.
«Andiamo con ordine: la condanna di mio padre è una condanna infame e infamante. Mio padre ha fatto molto per l'Italia. È da tutti riconosciuto come un grande imprenditore, ha creato decine di migliaia di posti di lavoro, ha segnato una fase della storia politica del nostro Paese che non si è ancora conclusa e Berlusconi non può essere considerato un criminale».
Conosco il punto di vista. Ma c'è poco da fare: in tutto il mondo civile le sentenze si rispettano, a maggior ragione dopo tre gradi di giudizio.
«Io, come mio padre, questa sentenza Mediaset non posso rispettarla perché è il ribaltamento della verità. Le ricordo che un altro tribunale, quello di Roma, ha giudicato gli stessi fatti e ha assolto mio padre riconoscendo per vera tutta la ricostruzione dei fatti. E questo prima del tribunale di Milano. È incredibile che si possa essere giudicati due volte per lo stesso fatto. Questo non è da mondo civile».
Questo è l'aspetto giudiziario. Lei dice: mio padre è innocente. Pensa che possa difendersi facendo cadere il governo?
«Non sono considerazioni che spettano a me. Mio padre non accetta che il Pd, mentre governa insieme a lui, voglia ucciderlo politicamente perché teme ancora, e forse a ragione, di non essere in grado di batterlo democraticamente attraverso le elezioni».
Bene, abbiamo chiarito il suo punto di vista politico e giudiziario. Ora vorrei parlare della scelta compiuta sui servizi sociali. Non è banale che Silvio Berlusconi faccia domanda per una attività rieducativa.
«Costretto alla limitazione della sua libertà ha cercato la soluzione che meno lo isolasse dal mondo. Ma è evidente che a lui non tocca nessuna forma di rieducazione. Mio padre è innocente e nella vita ha sempre dato prova di costruire realtà positive. In questa situazione, con questa scelta che ovviamente è una costrizione, cerca di non limitare la sua naturale propensione all'agire, al costruire, al pensare al futuro».
Ecco, lei ne fa solo una questione pratica. Dice: così mio padre ha una minore limitazione della libertà e può dedicarsi alla politica. Però io vorrei parlare dell'aspetto simbolico. Io la vedo come una mossa politica. Berlusconi che accetta i servizi sociali diventa un'icona per il suo popolo.
«La interrompo. Chi sta cercando un atto di sottomissione o di umiliazione quasi che Silvio Berlusconi dovesse espiare la colpa di esistere è fuori strada. Mio padre non si cospargerà la testa di cenere per dare a qualcuno la soddisfazione dello spettacolo che sostituisce la ghigliottina».
Bene, soffermiamoci sul ruolo che ha avuto la famiglia in questa estate in cui Berlusconi è stato chiuso ad Arcore. La sensazione dall'esterno è che voi figli gli siate stati accanto come non accadeva da anni e che abbiate esercitato una funzione quasi di barriera protettiva.
«La nostra famiglia è sempre stata unita. Ma quando il fulcro della famiglia si è trovato in difficoltà, ci siamo stretti ancor di più attorno a lui. Nostro padre ci ha dato una grande opportunità, ci ha insegnato a pensare positivo, ci ha dato sempre fiducia, anche nel lavoro. Mi pare naturale che vogliamo stargli vicino».
Visto che è stata molto vicino a suo padre, avrà avuto modo di farsi una idea più precisa di coloro che lo circondano. Che idea si è fatta del rapporto che hanno con lui?
«Ci sono gli amici di sempre, quelli con cui lui ha costruito le imprese, che gli sono stati sempre accanto anche durante l'avventura politica, e che sono tutt'ora per lui amici fraterni, come Doris, Confalonieri, Letta, e altri. E poi...».
Poi?
«Poi ci sono quelli, tanti, che hanno finto di sposare le sue idee politiche, ma che in realtà agivano per interesse personale. Per le poltrone e per il potere».
Sta parlando della classe dirigente del Pdl. Sono giudizi particolarmente duri. Su queste premesse, quale futuro ha il Pdl, lacerato dalla divisione tra cosiddetti lealisti e cosiddette colombe?
«Il loro interesse privato, unito a una palese inadeguatezza, oggi si manifesta in una totale assenza di idee e contenuti politici. Ed è questa oggi, forse, la cosa più grave».
Si è molto discusso dell'ipotesi di una discesa in campo di Marina e anche della sua.
«Siamo state entrambe molto nette al riguardo».
E allora chi è l'erede?
«Le ripeto: noi non intendiamo far politica. Ci sono molti giovani capaci che vogliono farla e io confido in loro».
Restiamo sulla politica. Una volta lei espresse il suo apprezzamento per Renzi. Che effetto le ha fatto la Leopolda?
«Tre anni fa ho detto che Matteo Renzi mi sembrava una persona che voleva davvero cambiare le cose. Ora ho l'impressione che abbia perso la freschezza di allora e che per diventare segretario del Pd si stia adattando alla sua mentalità. Non è Renzi che cambia il Pd, ma il Pd che cambia Renzi».
Concludiamo allora, visto che ha ribadito che non scenderà in campo, col suo futuro lavorativo.
«Il mio futuro è al Milan.
Quindi, si occuperà a lungo di Milan.
«Sì, senza alcun dubbio».
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