Moratti non eletta: è fuori dal consiglio regionale in Lombardia

La candidata del terzo polo finisce tra i non eletti e non entrerà al Pirellone. Ora però pensa a una nuova proposta politica. Intanto Fi infierisce: "L'elettorato non perdona chi tradisce"

Moratti non eletta: è fuori dal consiglio regionale in Lombardia

Che delusione per il terzo polo: Letizia Moratti è rimasta fuori dai giochi. Ma soprattutto fuori dal Pirellone. La candidata alla presidenza di Regione Lombardia supportata da Azione e Italia Viva non entrerà in Consiglio regionale. Sorpassata dal Pd e suclassata dal centrodestra, l'ex vicepresidente ha ottenuto personalmente il peggior risultato auspicabile nella partita delle regionali: quello di ritrovarsi addirittura tra i non eletti dopo essere stata a palazzo Lombardia come vicepresidente e assessore al welfare.

Lombardia, Moratti fuori dal Consiglio regionale

La legge elettorale lombarda prevede un posto in Consiglio regionale solo per il secondo candidato alla presidenza più votato, che sarebbe quello di centrosinistra, Pierfrancesco Majorino. Niente da fare quindi per Letizia Moratti, classificatasi terza per distacco, con una sola soddisfazione: quella di aver ottenuto, con la propria lista civica, un risultato migliore della lista civica di Majorino. La candidata del terzo polo aveva deciso di correre solo per la presidenza della Regione e dunque non avrà un posto in consiglio regionale.

Moratti e la nuova "proposta politica"

"Entreranno i miei candidati in consiglio. E io continuerò con loro: faremo un punto a brevissimo, sono convinta che ci sia spazio per una proposta politica nuova", ha comunicato Moratti nella breve conferenza stampa tenuta per commentare l'esito delle urne. "La campagna è stata molto breve, quasi anestetizzata senza confronto tra i candidati e i programmi e questo ha penalizzato sicuramente la partecipazione al voto. Il voto si è polarizzato sui partiti strutturati trainati dal partito della Meloni", ha affermato l'ex vicepresidente, riservando anche una stoccata al centrodestra: "Vincere con un 41% è una sconfitta nel momento in cui la democrazia ha bisogno di partecipazione".

Terzo polo, fallito il progetto in Lombardia

Fallita dunque la mossa elettorale di Azione e Italia Viva, che in Lombardia avevano schierato Letizia Moratti per fare da contraltare alla proposta del centrodestra, magari con la speranza di poter attingere voti proprio da quell'area. I risultati, sotto questo punto di vista, parlano chiaro: l'auspicata interferenza non c'è stata. E anzi, proprio dal centrodestra è arrivata una stilettata all'ex assessore che aveva lasciato l'incarico in polemica con Attilio Fontana.

"Non abbiamo capito i motivi per cui Letizia Moratti, dopo anni di percorso col centrodestra, abbia deciso di rinnegarlo. E evidentemente non li hanno capiti neppure gli elettori, che hanno punito il capriccio di chi ha deciso di candidarsi contro il centrodestra solo per ambizioni personali. L'elettorato non perdona chi tradisce e il risultato di Moratti lo conferma", ha affermato la coordinatrice lombarda di Forza Italia, Licia Ronzulli, ai microfoni Rai.

Calenda alza bandiera bianca: "Ammetto la sconfitta"

Nel pomeriggio post-elettorale era stato lo stesso segretario di Azione, Carlo Calenda, ad alzare bandiera bianca sulla prestazione elettorale del terzo polo in Lombardia. "Sicuramente non ha funzionato. Non ho mai problemi ad ammettere una sconfitta", ha aveva scritto l'ex ministo, rispondendo a Giorgio Gori sui social

"La scelta degli elettori è stata chiara e inequivocabile: vince la destra ovunque. Il centro e la sinistra non sono mai stati in partita, neanche uniti, neanche nell’ipotetico formato del campo largo. Letizia Moratti è stata coraggiosa e si è spesa moltissimo, ma fuori dal bacino di voti del Terzo Polo non siamo riusciti ad attrarre consensi. Stessa cosa è accaduto a Alessio D'Amato, a cui vanno tutti i nostri ringraziamenti, rispetto al bacino dei voti Pd-terzo polo. Per quanto riguarda la nostra lista i risultati sono stati particolarmente penalizzati dal meccanismo bipolare delle elezioni regionali e della minor presenza del voto di opinione.

La costruzione di un partito unico del centro riformista, liberale e popolare diventa ancora più urgente", aveva commentato ancora Calenda sui social, facendo scattare la prima analisi della sconfitta.

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