Ecco come si doma «la bestia feroce », cioè i media. Più che sul banco degli imputati, l’ex premier britannico Tony Blair sembrava in cattedra, durante una delle sue strapagate conferenze in giro per il mondo. Cinque ore di fronte alle Commissione d’inchiesta Leveson, il tritacarne che indaga sugli intrecci avvelenati tra politica e mondo dell’informazione nel Regno Unito dopo loscandalosulleintercettazioniillegali del gruppo Murdoch.
Cinque ore utilizzate dal re dello«spin»-mago della comunicazione politica, che nei suoi dieci anni a Downing Street ha gestito meglio di ogni altro i rapporti con i media- per dare una lezionesucomequeidelicatiequilibri vanno gestiti e su come lui ha trovato la sua strada (vincente). Salvo un fuori programma in cui Mister Blair non si è scomposto nemmeno per un secondo- un contestatore è entrato in aula dandogli del «criminale di guerra» per la decisione di entrare in azione contro l’Irak (ed è la seconda volta, quasi un siparietto obbligato, alla faccia della security, dopo la torta in faccia a RupertMurdoch)- gli«inquisitori»sonoapparsi studenti affamati a caccia di retroscena e strategie dal leader di maggior successo della storia politica britannica. Ed eccoli serviti, quasi ipnotizzati dal carisma del leader, ex avvocato, che sfodera la sua arringa difensiva e tira fuori qualche clamorosa rivelazione con la tipica compostezza british .
Giacca blu e cravatta abbinata, l’ex primo ministro ha sintetizzato in pillole la sua strategia: «la bestia » andava domata perché avercela contro avrebbe significato «il suicidio politico». Ma con Rupert Murdoch «nessunaccordoneidieci anni a Downing Street». Eppure Blair conferma una serie di compromettenti circostanze, tra cui il contenuto di una telefonata con l’ex premier Romano Prodi in cui nel 1998 il capo del governo inglese tentò di sondare con il presidente del Consiglio italiano gli umori politici su una eventuale acquisizione di Mediaset da parte di Murdoch.
«Fu un intervento perfettamente giustificatospiega l’ex premier, che in realtà confessa il segreto a distanza di 14 anni, lamentandosi di come “una conversazione di due minuti finì per occuparci due settimane” - Mi limitai a chiedere se un proprietario straniero sarebbe stato benvenuto o no. Avrei fatto lo stesso se un altro gruppo fosse stato interessato a un’acquisizione ». Ma il gruppo è quello di Rupert Murdoch, la cui figlia del magnate, Grace, è stata battezzata da Blair sulle rive del Giordano («i rapporti si sono stretti dopo la mia uscita da Downing Street»,si giustifica).
E l’esito della trattativa su Mediaset è noto: non andò mai in porto. Non solo. Con questa rivelazione Blair smentisce quello che aveva appena sostenuto di fronte alla Commissione - «non ho mai chiesto nulla a un primo ministro» - e ammette di essere intervenuto in una trattativa economica, esattamente come si sospetta abbia fatto David Cameron e il suo governo nella tentata scalata del gruppo Murdoch alla conquista di BSkyB. Ci fu l’intervento per sondare il terreno con Romano Prodi,ci furono tre telefonate con Murdoch prima della guerra in Irak c’è stato il sostegno a Rebekah Brooks, l’ex direttrice di «News of The World», dopo le dimissioni che le furono imposte a causa dello scandalo intercettazioni e ci fu anche era il ’95, vigilia della sua prima elezione - un viaggio in Australia «nel tentativo deliberato e strategico» di guadagnarsi il supporto dei giornali in mano allo «Squalo».
Blair ammette di «aver preferito gestire i media invece che fronteggiarli» per evitare di subire la clava di quegli editori che usano ormai «l’informazione come uno strumento politico» ed evitare la sconfitta politica certa. La bestia andava domata e lui c’è riuscito per dieci anni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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