"Nascoste carte segrete". È giallo sul blitz notturno nella Regione Emilia

L'ex Idv Riva sorprende alcune persone che trasportano sacchi neri fuori dal Palazzo: "Vediamo i filmati interni"

"Nascoste carte segrete". È giallo sul blitz notturno nella Regione Emilia

Bologna - Li ha visti l'altra sera, quando Bologna era distratta dai festeggiamenti di San Petronio. Matteo Riva, uno dei tanti ex dell'Italia dei Valori che hanno litigato con Di Pietro, non era in centro sotto un tripudio di botti e fuochi d'artificio. No, Riva era nel suo ufficio alla periferia della città, nelle torri di Kenzo, simbolo del potere locale. «Alle 20.30-21 - racconta al Giornale - ho lasciato la mia scrivania di consigliere regionale e sono sceso in garage, ho preso la macchina e ho messo in moto per tornare a casa».
Sulla rampa dei box la sorpresa: «Erano in quattro, camminavano al buio e soprattutto portavano sulle spalle giganteschi sacchi neri della spazzatura, colmi di chissà che cosa». Il dubbio, atroce, che ha colto l'ex proconsole di Di Pietro in terra emiliana, oggi approdato al gruppo Misto, è lo stesso che agiterà i lettori: ma che ci facevano quei signori lì, a quell'ora e in un giorno che per Bologna era di festa? «Ho accostato e ho detto loro: buonasera. Si sono girati dall'altra parte e allora me ne sono andato». Poi, dopo una notte di pensieri in bilico fra realtà e fiction, Riva ha chiesto i nastri con le riprese delle telecamere della Regione. «Non si sa mai che le immagini ci dicano qualcosa in più».

Anche perché Bologna non sarà Roma e le torri di Kenzo non sono la Pisana, dove Fiorito e gli altri Batman giocherellavano allegramente con i milioni dei contribuenti, ma anche da queste parti c'è molto da controllare. Una valanga di carte, in pratica vita, morte e miracoli dei partiti, tutti i partiti, dal 2005 in poi. Si parla di 400 faldoni da rastrellare. La Guardia di finanza, delegata alla raccolta differenziata di bilanci e documenti, ha predisposto un gigantesco locale ad hoc. Una specie di hangar per ospitare le possibili prove del peculato, per ora ipotizzato solo contro ignoti. Ma proprio la mole dell'indagine, sterminata, ha spinto gli investigatori a procedere con un metodo che alimenta i soliti sospetti: si va avanti per tranche, gruppo per gruppo e giorno per giorno. Si è cominciato con l'acquisizione, tanto per cambiare, delle carte del Pdl, poi via il cerino è passato agli altri. Ieri, venerdì di passione, la visita, discreta, quasi impalpabile, è toccata all'Idv e al Movimento 5 stelle. Lunedì, gran finale, sarà la volta del Pd che a Bologna, non per niente, chiamano ancora «il partito», come a Catania l'Etna è «la montagna».

I giorni dell'attesa, si sa, sono lunghi, e sono ancora più complicati se spalmati sul calendario della cronaca giudiziaria. Ipotesi, naturalmente. Perché potrebbe pure essere che la coincidenza fra l'indagine al rallentatore, un po' telefonata, e la presenza del quartetto a bordo box, sia del tutto casuale. E però il consigliere-detective aggiunge un ultimo elemento: «Sicuramente i quattro non appartenevano ad un'impresa di pulizie, anzi erano facce sconosciute». E allora? Inutile azzardare risposte sul filo della spy story. Per ora, la consegna alla moviola va avanti. E l'indagine, per quanto condotta come un ballo soporifero, promette bene.

Non ci saranno Suv e motoscafi e ville semiabusive al Circeo e nemmeno le feste con le teste di maiale, ma le sorprese potrebbero arrivare pure dalla vecchia capitale del comunismo italiano. «Un fatto è certo - spiega un altro fuoriuscito dalle porte girevoli dell'Idv, il battagliero avvocato Domenico Morace - la diversità di Bologna è finita da un pezzo». Si tratta solo di mettere in fila fatture, ristoranti, vacanze, convegni. «Attenzione - riprende Riva - la legge, anche quella regionale, spiega che i denari, circa 100mila euro l'anno per consigliere, debbano essere spesi per scopi istituzionali. Se io, per esempio, preparo una norma sull'agricoltura, potrò pagare un consulente sul tema. Ma non posso finanziare il partito». Il sospetto, come già documentato dal Giornale, è che i soldi siano andati anche in questa direzione. Sempre in casa Idv spunta una serata con De Magistris che si è tenuta a Reggio Emilia nel 2010. Il costo? Astronomico: 7300 euro. Ancora più lussuosi i banchetti pro referendum targati Di Pietro, sempre nel 2010. Addirittura 22mila euro.

I conti non tornano neppure a chi quei banchetti li ha organizzati: «Strano, molto strano, impossibile - spiega al Giornale Roberto Baldi, militante, pure lui ex, dell'Idv - noi volontari facevamo su e giù per l'Emilia e nessuno ci ha mai rimborsato un euro. Anzi, la capogruppo in Regione Liana Barbati ci ripeteva: “Non ci sono soldi. Adesso scopro invece che quei soldi sono a bilancio”».

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