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Nel giorno della retata benzina più cara per Expo

Col sì del governo passano in commissione al Senato due emendamenti Pd che aumentano le accise sui carburanti. Per finanziare l'evento di Milano nel momento più inopportuno

Nel giorno della retata benzina più cara per Expo

Forse non è proprio una nuova Tangentopoli quella che è scoppiata a Milano intorno all'Expo. Perlomeno non c'è quella cesura e delegittimazione che negli anni Novanta portò alla cancellazione di interi partiti. Allora, per dirla in modo diverso, a nessuno venne in mente di mettere una tassa per sostenere le istituzioni e le organizzazioni colpiti dalle inchieste. Il termometro dei tempi cambiati è appunto - e tanto per cambiare - un balzello ai danni dei cittadini. Per la precisione un paio di aumenti dell'accisa sulla benzina, passati di soppiatto dentro la legge di conversione del decreto casa. Pochi euro, in proporzione agli ultimi aumenti delle imposte, ad esempio quelle sulle rendite finanziarie. In tutto tredici milioni di euro per il 2014 che andranno all'Expo di Milano. Le coperture per l'evento di Milano cambiano. Prima venivano dal fondo per le assunzioni nelle pubbliche amministrazioni, ora assunzioni salve e pieno più caro. E non solo. L'emendamento presentato da Gianluca Rossi (Pd) dispone l'aumento delle accise «sui prodotti energetici usati come carburanti ovvero come combustibili per riscaldamento per usi civili». Tutti i cittadini italiani contribuiranno ai fondi per il Comune di Milano, ogni volta che faranno benzina o accenderanno il termosifone. Emendamento passato con il sì del governo di Matteo Renzi, che sta progressivamente perdendo ogni inibizione ad adottare il vizio pre-rottamazione di finanziare la spesa pubblica con nuove tasse.

Un giorno prima, mercoledì scorso, era passato in commissione un altro emendamento, sempre del Pd (del senatore Massimo Caleo) che aumenta le solite accise sui carburanti per 5 milioni nel 2015 e nel 2016 e di 15 milioni nel 2017. Questa volta per finanziarie la riqualificazione energetica delle case ex popolari. Anche in questo caso si tratta di mettere dei soldi (anche se non molti) in una gestione che non brilla per trasparenza ed efficienza. Gli ex immobili popolari, tra mancati incassi degli affitti, occupazioni da parte di abusivi e spese inefficaci per la manutenzione, finiscono spesso sotto la lente della Corte dei conti. «Al di là dell'entità - ha commentato l'Unione petrolifera - lascia stupiti per la pervicacia con cui si continua a coprire ogni tipo di spesa aumentando le tasse sui carburanti, senza tener conto degli effetti che una simile politica ha sul potere di spesa delle famiglie, su un settore già profondamente in crisi e con indubbi effetti recessivi».
Dietro la dichiarazione di protesta dei petrolieri, c'è una critica che un numero di soggetti sempre più consistente sta facendo al governo Renzi: attenzione a tassare perché si ottiene l'effetto opposto, cioè un calo del gettito. Anche quando si prendono di mira contribuenti poco popolari, come le banche, gli investitori e i petrolieri. Tanto più in questi anni che il consumo di carburanti è calato. I due emendamenti che fanno pagare agli italiani l'Expo e la ristrutturazione delle ex case popolari aumenteranno di poco il pieno. Una trentina di centesimi. Ma il carburante resta una delle valvole di sicurezza dei governi italiani, siano rottamati o rottamatori. Giusto per ricordare gli aumenti recenti: se entro il 30 settembre la spending review di Carlo Cottarelli non avrà dato 650 milioni, la stessa cifra si troverà tassando i carburanti. Sul conto del governo Letta vanno invece 75 milioni di aumento del decreto «Fare», già scattato.

E una clausola di salvaguardia sulla prima rata Imu, che potrebbe portare nuovi aumenti nel 2015 per 661 milioni.

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