Il Movimento 5 Stelle si impantana di nuovo nella palude delle restituzioni, un tema tanto caro ai grillini che avevano cavalcato l'onda dell'onestà e della trasparenza per ricevere una valanga di consensi. Salvo poi cambiare rotta e prendere sempre più le sembianze di un vero e proprio partito (i cui connotati in passato erano stati aspramente criticati). Ora è scattato l'ennesimo allarme sulle restituzioni e nel mirino sono finiti soprattutto i big, con un dato sconcertante per una formazione politica convinta di avere una superiorità morale.
L'allarme restituzioni nel M5S
Stando a quanto appreso e riportato dal Corriere della Sera, sarebbero stati accreditati solamente 46 bonifici e di conseguenza non si fanno affatto salti di gioia guardando le casse: il quotidiano riferisce che nel mese di novembre sarebbero stati incassati 65.700 euro dalle donazioni di parlamentari, cittadini ed eletti. Ma, al di là della questione economica, c'è un dato politico di fondo che fa riflettere: tre su quattro non avrebbero risposto alla "chiamata" e tra questi ci sarebbero diversi pezzi grossi.
Si fanno alcuni nomi di spessore. Tra tutti spiccherebbe quello di Giuseppe Conte, che sarebbe seguito - tra gli altri - dai vicepresidenti Alessandra Todde o Mario Turco. La domanda sorge spontanea: per quale motivo più di qualche parlamentare avrebbe deciso di saltare il versamento? Comunque dagli ambienti del Movimento, sottoforma di anonimato, viene gettata acqua sul fuoco: "Un semplice ritardo. Aspettate e vedrete i bonifici nei prossimi mesi".
Le nuove regole
A pesare è anche il processo che a stretto giro dovrebbe portare a una serie di cambiamenti per quanto riguarda le regole interne. Nello specifico si sta ragionando sulle modifiche relative alle restituzioni, un fronte su cui però sarebbero emerse delle divisioni all'interno del Comitato di garanzia: le principali spaccature riguarderebbero le possibili nuove norme e gli importi delle donazioni da parte dei parlamentari.
A inizio gennaio si parlava di un imminente voto online attraverso cui gli iscritti si sarebbero potuti esprimere su un tema storico per i 5 Stelle, ma al momento lo stallo avrebbe fatto slittare la consultazione via web. In particolar modo Virginia Raggi non sarebbe favorevole alle novità paventate sull'assegno di fine mandato per i parlamentari uscenti.
Nella bozza del documento visionata dall'Adnkronos si affermerebbe che si potrà trattenere per sé l'assegno di solidarietà "per la parte eccedente la quota del 20% di quanto percepito" mentre la restante parte "dovrà essere versata all'Associazione Movimento 5 Stelle per le spese di funzionamento". Non solo.
Sul tavolo ci sarebbe l'ipotesi di far finire il grosso delle restituzioni direttamente al M5S e solo il resto alla collettività: deputati e senatori potrebbero essere chiamati a restituire mensilmente 2.500 euro, di cui 2.000 destinati al partito e gli altri 500 altrove. Il che sarebbe l'ennesima piroetta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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