Restituzioni nelle casse del partito: la svolta M5s al vaglio della rete

Continua la saga restituzioni nel mondo grillino: la proposta prevede la "cessione" di 2.500 euro al mese. Di questi 2.000 andranno al Movimento e soltanto 500 finiranno su un conto intestato all'Associazione pentastallata appositamente dedicato alla restituzione alla collettività

Restituzioni nelle casse del partito: la svolta M5s al vaglio della rete

Prosegue la telenovela restituzioni nel M5s, Giuseppe Conte prepara la svolta. I vertici grillini sono infatti pronti a mettere al vaglio del voto della base le nuove regole delle restituzioni - tra scontrini e spese da rendicontare - cavallo di battaglia anti-casta del Movimento (o meglio, del primo Movimento). Come riportato dall'Adnkronos, nel documento con le nuove norme sono contenuti cambiamenti significativi: la gran parte delle restituzioni finiranno nelle casse del partito.

Svolta M5s sulle restituzioni

In base a quanto previsto nel documento che verrà reso noto all'inizio del 2023, i parlamentari M5s dovranno restituire mensilmente 2.500 euro. Di questi, ben 2.000 andranno nelle casse del partito, mentre soltanto 500 finiranno "su un conto intestato all'Associazione MoVimento 5 Stelle appositamente dedicato alla restituzione alla collettività". Questa è una delle novità principali, ma di certo non l'unica. Deputati e senatori pentastellati potranno trattenere il 25 per cento di ogni eventuale indennità o rimborso in relazione ad ulteriori cariche assunte fino alla scorsa legislatura rese per intero, mentre la restante parte "dovrà essere versata all'Associazione MoVimento 5 Stelle per le spese di funzionamento dell'Associazione".

L'assegno di fine mandato

Restyling in vista anche per quanto concerne l'assegno di fine mandato. Il riferimento è alla liquidazione di circa 44 mila euro per legislatura che i parlamentari M5s avrebbero reso alla comunità. Quasi 90 mila per tutti i grillini/ex grillini giunti al secondo mandato. Ebbene, in base alle nuove regole, l'assegno di fine mandato resterà per l'80 per cento nelle tasche degli ex, mentre il restante 20 per cento finirà nelle casse dell'associazione M5s per le"spese di funzionamento". "Potrà trattenere per sé l'assegno di solidarietà̀ (detto anche trattamento di fine mandato) per la parte eccedente la quota del 20% di quanto percepito", si legge nella bozza del documento: "La parte restante dovrà essere versata all' Associazione MoVimento 5 Stelle per le spese di funzionamento; tali importi sono calcolati al netto di eventuali tassazioni".

Per chi come Di Maio o gli ex ministri D'Incà o Spadafora ha lasciato il M5s, verranno applicate"le disposizioni contenute nel Regolamento relativo al trattamento economico degli eletti del Movimento 5 Stelle deliberato dal Comitato di Garanzia in data 11 aprile 2021": dunque due terzi dell'assegno andranno restituiti. Un cambiamento epocale, che traccia il solco: toccherà agli attivisti dare il via libera, la votazione sarà annunciata tra una manciata di giorni.

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