Nessun ferito, Trenitalia lancia il sospetto: «L’avevano danneggiato i No Tav»

Nessun ferito, Trenitalia lancia il sospetto: «L’avevano danneggiato i No Tav»

Il santo protettore delle Fs ha voluto che un brutto incidente non facesse vittime innocenti. Qualcuno poteva rimanerci secco se quella porta sganciata da un treno lanciato a 250 km finiva sul parabrezza di un altro treno, oppure sulle case o addirittura in strada. Ma - evitato il peggio - restano un sacco di dubbi da dissipare su quanto è accaduto lunedì sera al Frecciargento, un Etr485, sulla direttissima dell’alta velocità al chilometro 144 in prossimità di Chiusi, in provincia di Siena. Il treno sfrecciava a quasi 250 chilometri orari quando si è sentito un frastuono di lamiere e poi una porta che si è aperta e poi si è sganciata dall’ottava carrozza schiantandosi sulla fiancata di quella in coda. Infine è volata sui binari. Una scena da brividi.
L’Etr era partito da Roma alle 18.40 con 30 minuti di ritardo e sarebbe dovuto arrivare a Brescia alle 21.55. Ma il convoglio si è fermato nel tunnel della Casella intorno alle 19.50 perché il macchinista del pendolino ha lanciato l’allarme alla Polfer di Arezzo. La linea è rimasta bloccata per due ore a causa dei rilievi di Polizia ferroviaria e tecnici di Ferrovie. E solo dopo che era stata accertata l’assenza di feriti, il Frecciargento è ripartito a passo d’uomo verso la stazione di Arezzo, dove i passeggeri sono stati trasferiti su un treno sostitutivo.
È la prima volta che su un Eurostar succede una cosa del genere ma non è una consolazione. Bisogna ora capire come sia potuto accadere un incidente simile. Le Fs stanno svolgendo un’indagine interna e pure la magistratura si è mossa. Non si esclude alcuna ipotesi, neppure il sabotaggio. Quel treno, precisano alle Fs, era stato vandalizzato e imbrattato dai no Tav nel pomeriggio alla stazione di Roma. E caso vuole che proprio a quel treno volasse via una porta. La Procura di Montepulciano cercherà di capire se ci sia un legame. Ma discolperebbe l’azienda l’aver lasciato in circolazione un treno danneggiato?
Anche l’Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria vuole vederci più chiaro e ieri ha compiuto un sopralluogo. Ma i problemi alle porte sono sempre stata una nota dolente più volte sottolineata dall’Ansf. Nel dossier relativo al 2011 si sottolineava «la criticità diffusa dell’incidentalità legata ai malfunzionamenti delle porte di salita e discesa dei passeggeri, imputabile anche a carenze nella manutenzione». Criticità, fortunatamente fortemente ridotta visto che gli incidenti causati dalle porte sono diminuiti dell’80%. Ma il conteggio non fa gioire l’associazione dei macchinisti «Ancora in marcia» che richiama tutti gli enti in causa alle proprie responsabilità. «È un incidente che dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno - si legge in una nota - che Trenitalia deve ancora lavorare molto sulla sicurezza (magari risparmiando sulle pubblicità e i lustrini). Anche l’Ansf deve imporre misure più severe per la manutenzione delle porte dei treni, il ministero dei Trasporti deve intervenire su questo grave fenomeno e la magistratura deve iniziare a individuare le eventuali responsabilità». L’invito all’adozione di misure più stringenti per la sicurezza è stato lanciato. Del resto sugli Eurostar non sono solo le porte a creare problemi. L’anno scorso sono state contate ben 120 anomalie, di cui alcune per niente trascurabili come diversi focolai di incendio nelle carrozze, la perdita di un portellone di emergenza di un Etr 500, un corto circuito in una carrozza ristorante, lo svio di un Etr in manovra su scambio in stazione a Napoli. E l’Italia vanta un numero di incidenti alle persone per materiale rotabile in movimento più alto rispetto a Spagna, Germania, Francia, Inghilterra.

Nel 2011 sono cresciuti anche gli incidenti gravi (117 contro i 103 del 2010) tra cui sei deragliamenti e ben cinque collisioni. Il conteggio finale è desolante, così l’Ansf lancia un ovvio ma saggio suggerimento ai gestori delle ferrovie italiane: «Considerare la sicurezza come un’opportunità e una risorsa e non solo come un aggravio di costi».

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