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"Nessuno l'ha mai chiamato comunista". La Venezi mette all'angolo la sinistra

Il direttore d'orchestra smaschera l'ipocrisia del fronte rosso: "Fascisti? Sì, ne vedo ma non stanno sul palcoscenico. Sono quelli che censurano e che discriminano un'artista"

"Nessuno l'ha mai chiamato comunista". Venezi mette all'angolo la sinistra

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La fine del 2023 e l'inizio del 2024 sono stati connotati dal solito pallino della sinistra: lo spettro del fascismo. Fantasmi del passato che nulla hanno a che fare con il presente, eppure il fronte rosso si ostina a lanciare allarmi sulla democrazia del nostro Paese e a paventare rischi di deriva autoritaria. Una fissa che spesso sconfina anche nell'etichettare come fascisti gli artisti vicini all'area culturale del centrodestra: l'esempio recente è quello di Beatrice Venezi, contestata a Nizza da un ristretto gruppo di presenti al concerto di Capodanno con tanto di striscione e cori al grido di "niente fascisti all'opera". È stato lo stesso direttore d'orchestra ad avanzare una riflessione semplice che smaschera l'ipocrisia della sinistra.

Venezi, intervistata da Nicola Porro nel corso dell'ultima puntata di Quarta Repubblica su Rete 4, ha rivendicato la decisione di essersi inchinata verso il pubblico in sala e di aver dato il via al concerto. Un segno di doveroso rispetto verso il pubblico che, in fila dalla mattina presto per assicurarsi il biglietto, non aspettava altro che assistere allo spettacolo. C'è un altro particolare che non può sfuggire: Venezi non era lì per una questione politica ma per svolgere la sua funzione professionale.

Il direttore d'orchestra non le ha mandate a dire e ha messo all'angolo una certa galassia rossa che spesso sembra non vedere il palesarsi di alcune forme tutt'altro che pienamente rispettose delle opinioni altrui: "Fascisti? Sì, ne vedo ma non stanno sul palcoscenico. Sono quelli che censurano, che discriminano un'artista, che giudicano attraverso dei pregiudizi, che mistificano, che utilizzano dei mezzi intimidatori. Questo avrei detto: voi siete fascisti, io sono la Resistenza".

Venezi ha inoltre voluto puntare l'attenzione sul doppiopesismo a cui da tempo si assiste sul tema. "Non ho mai sentito contestare nessun mio collega con la parola 'comunista'", ha denunciato. Dal suo punto di vista ciò che era stato messo in atto era un tentativo di vietarle di svolgere il proprio lavoro, una discriminazione avvenuta sulla base delle idee e delle posizioni personali. "È la stessa cosa di quelle sul colore della pelle, sulla religione. Una discriminazione tout court, a tutti gli effetti", ha annotato. E ha lanciato un avvertimento chiarissimo: "Se pensavano di intimidirmi con me non ci riescono".

Il direttore d'orchestra si è detto infine sorpreso dalla sinistra italiana che ha preferito imboccare la strada del silenzio assordante rispetto a quanto accaduto. Nei giorni scorsi Alessandro Gassmann è intervenuto con un post su X (fu Twitter): il famoso attore non ha fatto un esplicito riferimento alle contestazioni verso Venezi, ma in linea generica ha affermato che fischiare un artista di valore - del quale non condividiamo il pensiero politico - "sia anti democratico". "La democrazia deve lasciare libertà di espressione a tutti, anche a chi non condividiamo. Eppure è facile facile da capire...", ha aggiunto.

Una lezione a quella sinistra convinta di possedere una superiorità morale e di poter attaccare etichette denigratorie verso chi non è un alfiere rosso.

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