Sbattere in prigione un ragazzo come fosse un adulto non va. É una violazione della Convenzione sui diritti umani dice l'Alta corte di giustizia inglese, che ha accolto le ragioni di un ragazzo nero ora diciottenne. Il giovane si era appellato alla Corte quando, incensurato, aveva commesso un furto all'età di 17 anni. Con lui i poliziotti non avevano usato i guanti di velluto. Era stato denudato, perquisito e tenuto in custodia dodici ore. Tanto è bastato per far scatenare un putiferio in un delicato momento in cui due adolescenti si erano suicidati proprio nelle celle di sua Maestà. Da qui le deduzioni dell'Alta corte che ha messo in discussione il sistema anglosassone. E sono proprio i giudici a farsi un esame di coscienza accorgendosi che tanto rigore non paga. Lo sanno bene anche i nostri magistrati dei minori che però si dividono sull'argomento punibilità o meno di quelli più piccoli. Ma la legge italiana parla chiaro. Fino a 14 anni non c'è punibilità: chi commette un fatto illecito non risponde penalmente, si spedisce a casa da mamma e papà ed è finita lì. Dopo i 14 anni, invece, un minore subisce un processo penale come un adulto, si assume la responsabilità penale e dopo il processo finisce in carcere minorile dove può restare fino ai 21 anni. Troppo morbido il trattamento o l'evoluzione della società moderna fa invecchiare prima del tempo i ragazzini? Il procuratore presso il tribunale dei minori di Perugia Alberto Bellocchi, suggerisce di «abbassare la soglia dell'imputabilità dagli attuali quattordici ai dodici anni». Il motivo? «Il preoccupante abbassamento della soglia di età della devianza e l'aumento di reati anche gravi commessi da infraquattordicenni». Ma vale la pena sporcare la fedina penale a dei quasi-bambini per reati minori come furtarelli, imbrattamenti o violenze da bullo? Ciro Cascone, pubblico ministero al Tribunale dei minori di Milano, dice di no: «Serve solo a far diventare delinquenti dei ragazzi che possono essere recuperati». Ma la società attuale, le tecnologie, non maturano prima i ragazzi? «Questi giovani sono apparentemente liberi, onnipotenti - sbotta Cascone - É vero, abbiamo un progresso tecnologico, l'i-phone a dieci anni, ma le nuove tecnologie non aiutano a sviluppare il proprio pensiero, anzi semmai peggiorano la situazione, fanno stupidaggini senza pensarci». Un esempio? «Proprio il progresso tecnologico, li porta a mettersi nei guai senza riflettere e noi troviamo immagini pedopornografiche nei loro computer senza che questi si pongano neppure il problema che è un reato». Insomma, per Cascone, la soglia di punibilità sta bene lì dov'è. Questo però non significa che i ragazzini con il vizio della delinquenza non vadano perseguiti, o meglio seguiti. «Io non sposterei la soglia di punibilità a dodici anni, ma rafforzerei le misure di diversificazione che vengono attuate. Per esempio, il coprifuoco inglese per un ragazzino indisciplinato funziona, oppure fisserei sanzioni per i genitori che non controllano i propri figli che hanno commesso qualche atto illecito». Mediamente vengono denunciati circa 40 mila minori di questi solo 6000 hanno meno di 14 anni. I reati che commettono sono contro il patrimonio, furti nei supermercati, aggressioni, minacce, atti di bullismo. Se si lavora con un recupero serio i giovani cambiano.
Cascone ha elaborato uno studio che verrà a breve pubblicato dove emerge che dare una chance seria al un giovane paga. «Quando si applica la messa alla prova a un minore, cioè la sospensione del processo e l'affidamento ai servizi sociali, otteniamo risultati positivi nel 70% dei casi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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