Nitto Palma alla Giustizia Ma il Pd tradisce ancora

Il via libera per l'ex Guardasigilli è arrivato alla quarta votazione. Scheda bianca dai democrat, determinanti Gal e Scelta civica. Il neopresidente: "Basta con gli insulti"

Nitto Palma alla Giustizia Ma il Pd tradisce ancora

Roma - La traiettoria verso il traguardo non è certo semplice e lineare, anzi assomiglia molto a un percorso di guerra. Ma alla fine di una giornata costellata di ostacoli, trappole e tormenti Nitto Francesco Palma viene eletto presidente della commissione Giustizia del Senato.
Ci vogliono tre fumate nere, la paziente tessitura di Renato Schifani, la decisione di non mollare sul nome dell'ex Guardasigilli ribadita dallo stato maggiore del Pdl e da Paolo Romani in un incontro all'ora di pranzo a Palazzo Grazioli, per chiudere la partita. Nitto Palma viene eletto al ballottaggio con il grillino Michele Giarrusso - il quarto turno di voto che segue immediatamente il terzo - con 13 voti contro le 4 preferenze raccolte dall'esponente dell' M5S. Otto le schede bianche, una nulla.
Una votazione che pone fine al nuovo calvario politico vissuto dal Pd, vittima delle proprie divisioni e incapace di agire come un corpo unico. L'accordo con i Democratici si dimostra ancora una volta una sorta di scommessa al buio, con i parlamentari del Nazareno che si rifugiano nella scheda bianca - dopo aver vestito i panni dei franchi tiratori il giorno prima e aver votato due volte contro il candidato espresso dal Pdl - considerando «divisivo» il nome dell'ex magistrato. «Avevamo chiesto un nome condiviso - spiega Felice Casson - ci hanno proposto sempre e solo Palma». Lui alla fine ce la fa con 13 voti, di cui 7 voti del Pdl, uno ciascuno per Gal e Autonomie, due per Scelta civica. Fortemente indiziata per i due voti restanti la Lega Nord che ufficialmente ha scelto la scheda bianca. Comunque sia, al di là dei numeri, il caso è tutto politico e a sollevarlo non è solo il Pdl. A denunciare «il vecchio teatrino della politica» sono i due senatori di Scelta civica, Gianluca Susta e Andrea Olivero, che votano Palma «per senso di responsabilità». «Noi non abbiamo partecipato all'accordo, ma se si fa va rispettato» spiega Susta e ora il «problema» è tutto del Pd.
Lo scenario più rischioso per la sopravvivenza del governo Letta era rappresentato dalla possibile «imboscata», ovvero l'accordo alternativo tra Pd, grillini e Sel per eleggere un nome non condiviso con il Pdl nella persona di Casson. Un'ipotesi circolata in mattinata ma poi via, via evaporata. Un ruolo importante lo hanno avuto anche i montiani che hanno respinto le sirene e votato l'ex Guardasigilli.
Nitto Palma adesso promette che i rancori verranno seppelliti. «Sarò un arbitro e un garante» dei lavori della commissione «non ci saranno strascichi». Ma, avverte il neo presidente, «basta insulti»: «Ho vissuto 25 anni blindato, mi sono occupato di terrorismo di tutti i colori e di criminalità organizzata ed ero solo quando rischiavo la pelle». E poi «nessuno disse che ero divisivo quando ho fatto per tre anni e mezzo il sottosegretario all'Interno o quando, con la firma di Napolitano, ho guidato il ministero della Giustizia». Chi si espone a suo favore con un pubblico attestato di stima dei suoi confronti è Marco Pannella. «Quello che accade contro Nitto Palma accade contro uno dei maggiori giuristi e politici che ha avuto e ha formalmente assunto la responsabilità di lottare perché l'Italia esca da quella infame flagranza di reato, contro i diritti umani, in cui ci troviamo» dice a Radio Radicale.

«Viene linciato non in quanto berlusconiano, perché sta col diavolo con il quale hanno sempre fatto ai mezzi, ma perché è stato l'unico ad assumersi la responsabilità di lottare contro lo scandalo della violazione del diritto nelle carceri e nei tribunali italiani».

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