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"No al nome della Schlein". Il Pd litiga pure per il simbolo delle europee

Mentre Schlein cerca di dipingere un partito unito e coeso, che non esiste, nel Pd si alza la rivolta anche per il simbolo da portare alle europee

"No al nome della Schlein". Il Pd litiga pure per il simbolo delle europee
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"Non sei Giorgia Meloni". Con poche e precise parole, Gianni Cuperlo in direzione Pd ha spiegato a Elly Schlein perché inserire il suo nome nel simbolo del partito per le elezioni europee non sia quella grande idea che qualcuno le ha fatto credere. E non è nemmeno l'unico a non volere che il nome del segretario finisca sul simbolo identificativo del Pd per le prossime elezioni. Il partito si è spaccato di netto su questa proposta, avanzata dal presidente Stefano Bonaccini e sono tanti quelli che la ritengono una follia. "La discussione sul partito si farà dopo le europee", è il monito di Peppe Provenzano nel suo intervento alla direzione del Pd dicendosi contrario all'inserimento.

"Le elezioni europee non sono un'elezione monocratica. Il nome del simbolo è sempre conseguente a un modello di legge elettorale. In questo caso si vota il Pd. Mettere il nome del simbolo implica obiettivamente una identificazione che presuppone un'idea di politica e un modello di partito che fino ad oggi non è mai stato il nostro modello di partito", ha dichiarato Cuperlo, invitando Schlein a non personalizzare il partito. "Guiderai questa comunità, ma sarai più forte tu e noi se rimarremo una comunità, evitando di imboccare un sentiero che non è mai stato il nostro", ha proseguito Cuperlo, pare trovando l'appoggio anche di Paola De Micheli.

Al coro dei contrari si sono uniti anche Silvia Costa e Stefano Lepri, membri della Direzione nazionale del Pd. "Il Pd è sempre stato un partito plurale, che ha sempre cercato di viversi come comunità. Pertanto non comprendiamo la scelta di inserire il nome della Segreteria nel simbolo", si legge in una nota in cui aggiungono che "tale scelta rischia infatti di alimentare la personalizzazione della vita politica e di omologarci agli altri partiti fondati sulle sole leadership".

Anche Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro e della Previdenza sociale ha espresso il suo parere negativo sulla questione, dichiarandosi "totalmente contrario" e aggiungendo che "meriterebbe una preventiva e approfondita discussione di merito". Sono stati tre i no nella segreteria del Pd alla proposta: Peppe Provenzano, Marco Sarracino e Debora Serracchiani. "Alle europee si vota il Pd, non il segretario.

Il nome nel simbolo è stato inserito solo una volta, alle politiche con Veltroni. Anche con Bersani e Renzi una proposta del genere è stata bocciata", hanno dichiarato. E mentre Schlein finge che tutto vada bene, il suo partito litiga perfino sul simbolo.

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