Coronavirus

"Non era convinto sulla zona rossa". Il verbale che inchioda Conte

Spunta la versione di Giovanni Rezza, direttore Prevenzione del ministero della Salute: "Il presidente mi sembrava dubbioso, titubante e che avesse bisogno di un forte supporto per convincersi"

"Non era convinto sulla zona rossa". Il verbale che inchioda Conte

Il rimpallo di responsabilità andrà chiarito: qual era la posizione del governo, allora guidato da Giuseppe Conte, sul tema della zona rossa quando il Coronavirus si stava abbattendo sul nostro Paese? Sullo sfondo ci sono versioni contrastanti tra quella dell'avvocato e del governatore Attilio Fontana, ma ora è spuntato un verbale che sembrerebbe inchiodare l'ex primo ministro e svelare la sua linea in quel momento drammatico.

Il verbale che inchioda Conte

In tal senso potrebbe rivelarsi fondamentale il racconto fornito da Giovanni Rezza che, sentito dai pm di Bergamo a giugno 2020, avrebbe delineato una situazione in grado di fare chiarezza su quanto realmente accaduto. Stando a quanto appreso e riferito dall'Ansa, il direttore Prevenzione del ministero della Salute avrebbe messo in evidenza come quella di Conte fosse una posizione incerta e di conseguenza non proprio definita.

"Mi sembrava che il presidente del Consiglio non fosse convinto e avesse bisogno di un forte supporto per convincersi della opportunità di istituire la zona rossa", sarebbero state le parole di Rezza. Che sarebbe uscito dalla riunione del 6 marzo "con l'idea che ci fosse indecisione". La sua fissazione "restava la necessità di una zona rossa a Nembro e Alzano". Sarebbe dunque questo il quadro delineato dal direttore Prevenzione del ministero della Salute in risposta alle domande relative alla mancata zona rossa ad Alzano e Nembro e sulle riunioni del Comitato tecnico-scientifico dei primi di marzo di tre anni fa.

"Mi sembrava titubante"

Rezza avrebbe voluto separare Alzano e Nembro da Bergamo "per evitare il contagio della città". Un modo per salvaguardare proprio Bergamo e cercare di rallentare il contagio nelle due cittadine. Quanto al ministero della Salute, avrebbe annotato che Roberto Speranza "è sempre stato favorevole all'adozione di provvedimenti restrittivi". E su questo punto sarebbe arrivata una sottolineatura di non poco conto per Attilio Fontana: "Anche in Regione Lombardia mi sembrava vi fosse adesione".

Dunque Rezza avrebbe caldeggiato questa soluzione nel corso delle riunione del Cts del 6 marzo. La domanda sorge spontanea: cosa ne pensava realmente Giuseppe Conte? "Il presidente del Consiglio mi sembrava fosse dubbioso; ho avuto l'impressione che volesse elevare il livello del controllo all'intera regione [...] Mi sembrava titubante in relazione all'impegno di forze dell'ordine per delimitare il cordone sanitario", avrebbe aggiunto.

Il ragionamento di quegli attimi era comprensibile: si riteneva che l'epidemia sarebbe stata difficilmente contenibile se il Covid-19 fosse riuscito a dilagare in una grande città.

Comunque Rezza avrebbe posto l'attenzione sul fatto che anche l'istituzione di una zona rossa "non avrebbe inequivocabilmente salvato la città di Bergamo", riconoscendo nel lockdown un cruciale ruolo per aver avuto "una importante efficacia per il contenimento del contagio".

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