di Giuseppe Marino
Si sa che la passione nazionale per la moltiplicazione di leggi, regole e cavilli è pari soltanto alla costanza con cui ci applichiamo nel trovare modi nuovi di violarle. Ecco perché è probabile che prima o poi avremo un reato specifico per punire «l'omicidio stradale». Il neo premier Matteo Renzi, facendo cenno in Senato al caso di Lorenzo Guarnieri, travolto e ucciso a 17 anni sulle strade di Firenze, ha riacceso le speranze di quanti invocano una legge che punisca più severamente di quanto accade oggi chi uccide guidando. Il bilancio dei morti per viabilità, per quanto in calo, è ancora quello di una strage continua ed è giusto far di tutto per frenarla. L'utilità di norme penali ad hoc resta tutta da dimostrare, ma certamente si può discutere di come calibrare meglio le leggi che esistono. La lettera di Giuseppina Frangipane, una mamma a cui la strada ha portato via un figlio di soli 12 anni, ci racconta però un'altra storia, un'altra emergenza: reati come gli incidenti stradali o il femminicidio, legati a comportamenti sbagliati ma purtroppo drammaticamente comuni, più che di nuove norme avrebbero bisogno di un diverso atteggiamento da parte della giustizia.
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