In tempi di Giochi olimpici è normale, direi fisiologico, che riaffiori un pizzico di nazionalismo negli animi dei tifosi, specialmente i più ingenui e/o i più primitivi. Non è il caso di allarmarsi. Anche perché i veri esagitati ci sembrano gli inglesi che, in teoria, cioè secondo un luogo comune, dovrebbero essere flemmatici, freddi. Banalità che, però, hanno un peso nell'opinione pubblica.
Forse lo sport è rimasto l'unico campo in cui è lecito lasciarsi andare all'amor patrio. Quando invece Mario Monti, di sicuro in buona fede, afferma che in Italia «crescono sentimenti antitedeschi», sbaglia valutazione: probabilmente prende sul serio qualche battutaccia che, proprio perché tale, passando di bocca in bocca si è trasformata in slogan finalizzato a strappare un sorriso e non a concimare il seme dell'odio. Ci mancherebbe.
È un fatto che Angela Merkel fu definita da Silvio Berlusconi «culona», ed è altrettanto vero che noi del Giornale ci abbiamo scherzato su. Così come è innegabile che la stampa tedesca non perda occasione per sfotterci, talvolta in modo acido. Lo fa da sempre, ed è indimenticabile la copertina di Der Spiegel dedicata al terrorismo italico negli anni Settanta: un piatto di spaghetti con sopra una pistola. Ma non si possono scambiare alcune caricature (e barzellette) per sintesi di un pensiero politico. Farlo significa aver smarrito il senso della realtà.
Nessun italiano, immaginiamo, si ecciti per lo spread al punto da covare un forte livore per la tedescheria, in generale, e per la cancelliera, in particolare. Semmai, buona parte (la maggioranza) dei connazionali detesta l'euro che li ha impoveriti: è costato 1936 lire e non è servito - causa sciatteria dei governanti - a diminuire il debito pubblico, nonostante il calo vistoso degli interessi. D'altronde c'è un dato che inquieta: non esiste in Europa un Paese che apprezzi la moneta unica, nemmeno la Germania (rimpiange il marco), eppure nessuno si decide a rifiutarla. Perché? I popoli la subiscono considerandola imposta da una sorta di ordalia.
Il terrore degli euroscettici è di essere tacciati di populismo. Essi si mimetizzano. Azzardano di rado commenti negativi; lanciano un sasso contro la Bce e subito nascondono la mano. Solamente i tedeschi hanno il coraggio di organizzarsi in partiti non catacombali, e una ragione c'è: sono contrari a essere tassati per consentire al Belpaese degli sciuponi di pagare un esercito di forestali sparso fra Sicilia e Calabria e di spendere soldi che non ha per finanziare un welfare ipertrofico.
La Merkel ne è consapevole e tiene il piede in due scarpe: cerca di assecondare Monti, che garantisce un minimo di serietà, nella gestione dell'Italia, e contestualmente tenta di non irritare i propri connazionali, per nulla favorevoli a versare denaro allo scopo di sostenere le pessime amministrazioni mediterranee.
Noi non abbiamo alcun sentimento antitedesco; piuttosto guardiamo a Berlino con invidia, perché è ricca, rigorosa, capace. Massì, diciamola senza tanti giri di parole: magari ce l'avessimo noi una Culona che risolva ogni problema. Un'altra breve riflessione. I veneti, i lombardi, l'intero Nord mugugnano da decenni perché obbligati a ripianare i passivi del Mezzogiorno. E non hanno torto. Non si capisce quindi perché dovrebbero aver torto i tognini a non voler fare la medesima cosa.
di Vittorio Feltri
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