Nonni al governo, ma non in farmacia

L'incredibile norma di Monti: gli over 65 stanno a Palazzo Chigi o al Colle. Però non possono vendere aspirine

Nonni al governo, ma non in farmacia
A volte nelle redazioni dei gior­nali arrivano notizie talmen­te assurde da essere scartate per manifesta infondatezza. Un paio di giorni fa, per esempio, abbia­mo appreso che il governo ha approvato una norma secondo la quale il proprieta­rio di una farmacia privata, compiuti i 65 anni di età, deve cedere il bastone - la re­sponsabilità della conduzione e della ge­stione - a un collega meno anziano, che assuma la qualifica e lo stipendio di diret­tore. Il titolare da quel momento non è più padrone in casa sua, lo obbligano a rassegnarsi al ruolo marginale di aiutan­te, viene espropriato della propria professionalità. Confessiamo di non avere creduto ai nostri occhi, e non abbiamo pubblicato una sola riga perché eravamo persuasi fosse una bufala o, per dirla alla romana, una sòla . Ci sembrava impossibile che il governo avesse approvato una legge tan­to cretina. E invece, cari lettori, dobbiamo fare ammenda: è vero, trattasi di legge cretina, ma è altrettanto vero che è entrata in vigore. Immaginia­mo il vostro stupore: è anche il no­stro.

Si dà il caso che i professori abbia­no rifor­mato in fretta e furia il siste­ma pensionistico, imponendo ai la­voratori italiani di ritirarsi in quie­scenza a 67 anni, per ora, poi a 70, ma- per motivi oscuri, forse razzi­stici- con una stravagante deroga: i proprietari di farmacia a 65 anni so­no costretti a farsi da parte. Per­ché? Perché sì. Lo hanno deciso i bocconiani in un momento di ma­­lessere (mentale?). Diciamo que­sto giacché vogliamo concedere lo­ro un’attenuante: può succedere, quando si è affaticati, di pensare un’idiozia e di realizzarla.Poco ma­le. Basta riparare al volo.

Il provvedimento in questione non solo è insensato, quindi illogi­co, ma segna una svolta pericolosa nelle professioni di qualsiasi tipo. Se si afferma il principio che uno a 65 anni è rincoglionito e non in gra­do di vendere le supposte, ci do­mandiamo perché un uomo e una donna di quell’età possano, vice­versa, fare il presidente del Consi­glio dei ministri. In altri termini: se il titolare sessantacinquenne di far­macia è considerato inabile a co­mandare nel proprio negozio, per la medesima ragione (di presunto rincoglionimento) Mario Monti, 69 anni, va considerato inabile a svolgere i compiti del premier, per cui faccia la cortesia di togliersi dai piedi e di nominare un sostituto più giovane di lui che offra garan­zie di maggiore equilibrio.

È una bestemmia? Nossignori. Poiché tutti i cittadini italiani sono uguali davanti alla legge, non si ca­p­isce perché un premier debba es­sere più uguale di un farmacista. Evidentemente l’esecutivo ha commesso un errore, causa distra­zione, vogliamo pensare, altrimen­ti si richiederebbe l’intervento im­mediato non diciamo dei carabi­nieri, ma almeno degli infermieri. Tra l’altro... Tra l’altro (scusate,ma ci viene da ridere) abbiamo un pre­sidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che i 65 anni li ha supe­rati da oltre un ventennio, eppure è capo dello Stato.

Monti non ci vorrà mica convin­cere che sia più difficile mandare avanti una farmacia che non il Qui­rinale? E che sia un lavoro più deli­catosm­erciarecompresseescirop­pi che non quello di guidare il Pae­se? L’Italia, poi, è notoriamente una gerontocrazia: i chirurghi a 80 anni hanno facoltà di operare, gli avvocati di difendere, gli architetti e gli ingegneri di progettare, i consi­gli di amministrazione di banche e grandi aziende sono pieni zeppi di nonni e bisnonni, in ogni settore so­no i vecchi a menare il torrone (su­scitando l’invidia e il risentimento dei giovani) ma chissà perché in far­macia - quand’anche sia

tua - non hai il diritto di esercitare il mestiere se sei entrato nel sessantaseiesimo anno di vita. Che obbrobrio di leg­ge è mai questa? Cancellatela in fretta o saremo autorizzati a sper­nacchiarvi da qui all’eternità.

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