Benedetto XVI sta studiando modifiche alle regole del conclave che eleggerà il suo successore. Anticipata dal sito «Vatican Insider», la notizia è stata confermata da padre Federico Lombardi, portavoce vaticano. «Il papa - ha spiegato - sta prendendo in considerazione la pubblicazione di un Motu proprio prima dell'inizio della sede vacante per precisare alcuni punti particolari della Costituzione apostolica "Universi dominici gregis" che nel corso degli ultimi anni gli erano stati presentati». Con tutta probabilità, il nodo principale riguarda la data d'inizio del conclave.
Che cosa prepara il pontefice uscente ai grandi elettori? Le procedure per l'elezione sono state disciplinate da Giovanni Paolo II nel 1996. Benedetto XVI vi ha già apportato una modifica con un Motu proprio (locuzione latina che significa «di propria iniziativa» e indica un documento promulgato dal papa senza che altri glielo propongano) dell'11 giugno 2007: esso dispone che dopo 34 votazioni infruttuose vadano al ballottaggio i due cardinali più votati nell'ultimo scrutinio e venga eletto chi riceve la maggioranza dei due terzi.
La normativa, come si vede, è disciplinata direttamente dal papa ed è lui che deve intervenire come massimo legislatore ecclesiastico. Ora il nodo è quello dell'inizio del conclave.
La «Universi dominici gregis» dispone che dall'inizio della sede vacante «i cardinali elettori debbano attendere per 15 giorni gli assenti» e che «trascorsi al massimo 20 giorni i presenti sono tenuti a procedere all'elezione». Quindi il conclave dovrebbe aprirsi non prima del 16 marzo e non oltre il 21.
Ma si prevede che i porporati siano già tutti a Roma il 28 febbraio per l'udienza di commiato di Benedetto XVI in Sala Clementina. Che si fa?
Si aspettano comunque 15 giorni anche se non c'è nessuno da aspettare perché l'inizio della sede vacante è noto da tempo? Ecco la necessità del chiarimento che può arrivare soltanto da chi ha il potere di cambiare le norme, cioè il papa stesso. Il viceprefetto della Biblioteca apostolica vaticana, Ambrogio Piazzoni, ha spiegato che finché rimane in carica «il papa è il supremo legislatore e può intervenire anche sulle norme che regolano il conclave» ed è l'unico che può farlo in quanto «l'interpretazione della legge la può dare soltanto il papa».
E Benedetto XVI dovrebbe esplicitare che è facoltà dei cardinali decidere a maggioranza un eventuale anticipo. Sembra da escludere che sia lui a fissare la data di inizio del conclave.
Non è una semplice questione di interpretare le norme. Questi giorni di «attesa» serviranno ai cardinali per conoscersi e discutere durante le riunioni quotidiane delle Congregazioni generali quotidiane, in cui devono essere anche prese decisioni urgenti sul governo della Città del Vaticano.
Quanto servirà ai principi della Chiesa per confrontarsi ed entrare consapevoli in conclave? Basteranno pochi giorni o meglio lasciare tutto il tempo previsto?
Le opinioni dei porporati divergono. Alcuni hanno fatto sapere alla segreteria di Stato vaticana che ritengono più opportuno limitarsi nelle discussioni ed entrare presto nella Cappella Sistina, altri che preferiscono fare le cose con calma. Molti cardinali si conoscono poco tra loro. Alcuni sono stati creati soltanto alla fine dello scorso novembre, e tra questi, tutti extraeuropei, vi sono anche alcuni nomi considerati «papabili» come l'arcivescovo di Manila, Luis Antonio Tagle, o il colombiano Rubén Salazar Gomez.
Ma i cardinali devono anche verificare lo stato della Chiesa e della Curia. È prevedibile che molti vogliano andare a fondo sui dossier più scottanti, soprattutto sullo scandalo Vatileaks, e non intendano subire la pressione della fretta.
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