Roma - Ennio Flaiano suggeriva: «La situazione politica in Italia è grave ma non seria». Però Flaiano non è uno scrittore molto popolare a Palazzo. E infatti il sentimento dominante è la preoccupazione, dentro e fuori il Pdl. Lo sintetizza bene il presidente di Fininvest e Mondadori Marina Berlusconi, ieri sera alla Scala di Milano per il bicentenario della scuola di ballo dell'accademia milanese: «Il Paese sta vivendo una crisi molto importante». Il dibattito sulla scelta di uscire dal governo infiamma gli azzurri, che reagiscono con stati d'animo differenti. Tra i primi a prendere la parola Minzolini e Capezzone. Appena le agenzie rilanciano la dichiarazione ufficiale di Alfano eccoli lanciarsi su Twitter per segnare le distanze non dal segretario del partito ma da un governo che non hanno mai amato. Minzolini esulta: «Problema risolto - dice - Fuori da un governo che ha favorito la recessione». Gli fa eco Daniele Capezzone: «Situazione insostenibile per tasse e rispetto della democrazia e dello Stato di diritto».
Poche le voci fuori dal coro. E tutte legate non alla sostanza, quanto alla forma. Come fa Fabrizio Cicchitto, per il quale è da apprezzare la «decisione presa dai ministri del Pdl», simbolo di «una condotta cristallina, scevra da ogni preoccupazione di potere». Tuttavia, commenta il presidente della commissione Esteri della Camera, una decisione di così «rilevante spessore politico avrebbe richiesto una discussione approfondita e quindi avrebbe dovuto essere presa dall'ufficio di presidenza del Pdl e dai gruppi parlamentari il cui ruolo in questa così difficile situazione politica andrebbe esaltato». Il caso Cicchitto, come già ieri qualcuno definiva le dichiarazioni dell'ex capogruppo Pdl alla Camera, potrebbe avere echi nella giornata di oggi, nella quale si attende anche la posizione del ministro dimissionario Quagliariello: «Dirò che cosa penso delle dimissioni al Festival del Diritto di Piacenza».
Indipendentemente da altre ogni altra considerazione, all'interno della rinascente Forza Italia, l'impegno con i cittadini a evitare aumenti di tasse resta comunque prioritario. «Abbiamo dato vita a questo governo - commenta Michaela Biancofiore - con l'obiettivo di essere le sentinelle antitasse dei cittadini e non è un caso che nel suo discorso di insediamento alle camere Letta parlò di abolizione dell'Imu e non aumento dell'Iva. Oggi, innanzi a un decreto fatto saltare per ripicca, non potevamo intestarci come alleati di governo un provvedimento disastroso per l'economia, criminale per i consumi, fatto contro gli italiani». «Scelta ovvia», sintetizza Maurizio Gasparri.
«Il ricatto messo in piedi da Letta e dal Pd contro il Pdl - aggiunge Osvaldo Napoli - ha portato dove il Pd voleva che si andasse: una crisi di governo le cui dimensioni sono tali da investire la stessa struttura dello Stato.
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