«Occorre puntare sui Paesi industrializzati come quelli scandinavi (corona svedese e corona norvegese), sull'area del Pacifico (dollaro australiano, neozelandese e canadese) oltreché sui mercati emergenti (rublo russo, rupia indiana, real brasiliano e renminbi cinese)». Anche se queste monete hanno segnato un buon rialzo negli ultimi due mesi «i fondamentali solidi delle singole economie lasciano spazio a ulteriori rimbalzi», spiega Giovanni Pozzi, fondatore e ad di Jw Partners, società indipendente che fornisce consulenza sul mercato dei cambi ai fondi di investimento. Che ripete come un mantra: «La diversificazione valutaria è importante», per chi ha la passione delle solidità si segnala anche il dollaro di Singapore, «il franco svizzero del 2000». Mentre tra le occasioni di investimento si possono anche valutare il won della Corea del Sud e i pesos di Colombia e Cile che sono «molto liquidi», cioè molto scambiati e perciò non esposti a questo rischio come il sol peruviano.
Come investire? «Per non impegnarsi direttamente sulle singole divise - sottolinea Pozzi - si possono acquistare gli Etf (i fondi che si negoziano come azioni-ndr) che replicano l'andamento delle singole valute». Se si può contare su un buon consulente, precisa, «si può entrare direttamente su quei mercati con un'obbligazione» aggiungendo all'apprezzamento della valuta il rendimento della cedola.
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