“Oltraggio”, “Ambiguità”. La sinistra usa la strage di Bologna contro Meloni

La stampa progressista usa l'anniversario della strage di Bologna per attaccare l'esecutivo Meloni

“Oltraggio”, “Ambiguità”. La sinistra usa la strage di Bologna contro Meloni
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La sinistra, dall’alto della sua presunta superiorità morale, continua a usare gli anniversari politici per vibrare colpi nel campo avversario. A 43 anni dalla ferità più grave dell’Italia, la drammatica strage di Bologna, l’ideologia torna a dividere in due il Belpaese. A nulla bastano le parole nette del presidente del Senato, Ignazio La Russa, sulla matrice “neofascista” dell’attentato. A nulla servono le dichiarazioni del premier Meloni in merito. La sinistra, mediatica e non, continua a preferire la divisone ideologica all’unità nazionale. Le accuse nei confronti dell’esecutivo sono un disco rotto: “oltraggio alla memoria”, “ambiguità” sulla strage e “continuità” fasciste.

La sinistra accusa Meloni

La stampa progressista, sempre pronta a dispensare lezioni morali, non riesce a smorzare i toni. Nemmeno di fronte a una delle pagine più terribili e drammatiche del nostro Paese. Ad aprire le danze, come spesso accade, ci pensa La Repubblica. Sotto la testata si legge: “Oltraggio alla memoria”. Il riferimento, chiaro ed esplicito, è alla strage che ha colpito il 2 agosto del 1980 la stazione del capoluogo emiliano. Il sommario è ancora più divisivo: “Nell’anniversario dell’attentato Meloni ignora le sentenze sulla matrice neofascista e chiede di giungere alla verità”. E ancora: “FdI prosegue la campagna per scagionare Mambro e Fioravanti”.

Il quotidiano Domani rincara la dose e titola: “Le ambiguità di Meloni sulla strage nera”. Mentre La Stampa, ovviamente, schiera lo storico Giovanni De Luna. Il titolo del suo commento è tutt’altro che pacificatore: “Se la premier rifiuta la verità”. All’elenco non poteva mancare Il Fatto Quotidiano. Il giornale diretto da Marco Travaglio, per l’occasione, dà voce all’ex pm, oggi senatore del Movimento 5stelle, Roberto Scarpinato.“Meloni – sostiene l’ex magistrato -non poteva andare a Bologna”. Il motivo? Secondo Scarpinato la premier è “in continuità con i fascisti rautiani”.

La posizione del governo

Il tutto, questo il paradosso evidente, senza contare le posizioni dell’esecutivo presieduto da Giorgia Meloni. “La strage di Bologna – ha detto alla vigilia il ministro della giustizia Carlo Nordio – è una ferita aperta per tutto il Paese e solo una verità senza zone d’ombra può portare ad un’autentica giustizia”. Il Guardasigilli ha poi evidenziato la verità giudiziaria che ha visto condannati come esecutori materiali e responsabili Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini.“In sede giudiziaria – ha sottolineato Nordio – è stata accertata la matrice neofascista”.

Stesse parole ripetute da Ignazio La Russa, presidente del Senato e esponente di lungo corso della destra italiana.“Va ricordata – ha spiegato il presidente del Senato – la definitiva verità giudiziaria che ha attribuito alla matrice neofascista la responsabilità di questa strage”. Ancora più ragionato il discorso di Giorgia Meloni che, tra i vari passaggi, ha sottolineato l’importanza di “mettere a disposizione della ricerca storica il più ampio patrimonio documentale e informativo per giungere alla verità”. L’instancabile ricerca di ipotesi diverse, la “pista palestinese” e internazionale su tutte.

La perseverante richiesta di documenti aggiuntivi, direzioni inesplorate e atti secretati. La continua ricerca della verità, appunto, è quanto di più democratico possa esistere in un paese. Tutt’altro che fascista e ambiguo.

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