«Sono disponibile ad incontrare il governo», aveva detto Marchionne, dalle colonne di Repubblica: e Monti l'ha preso in parola. Una telefonata e il tanto atteso incontro è stato organizzato per sabato alle 16. Oltre al premier e all'ad di Fiat, ci saranno, per il governo, il ministro per lo Sviluppo economico Corrado Passera e il ministro del Lavoro Elsa Fornero: per il Lingotto, il presidente John Elkann. «Nell'occasione, il dottor Marchionne ha assicurato - conclude il comunicato di Palazzo Chigi -che verrà fornito il quadro informativo sulle prospettive strategiche del gruppo Fiat, con particolare riguardo all'Italia».
Strategie che, almeno stando a quanto ha dichiarato il numero uno del Lingotto nell'intervista-fiume, non prevedono l'abbandono del Paese, nonostante la retromarcia su Fabbrica Italia: «Da noi l'auto è in agonia - ha detto - ma manterrò la Fiat in Italia con i guadagni fatti all'estero. Non ho parlato di esuberi, non ho proposto chiusure di stabilimenti, non ho mai detto che voglio andare via. Ci vuole una responsabilità molto elevata per fare queste scelte oggi».
E la famiglia Agnelli si stringe intorno all'ad: «Siamo tutti estremamente uniti e di grandissimo sostegno a Marchionne», assicura John Elkann, che, dopo un colloquio telefonico con il presidente Napolitano, cerca, per quanto possibile, di abbassare i toni. «Andremo sabato a Palazzo Chigi, ma nessuno nel governo l'ha chiamata convocazione. Avremo un incontro come ne abbiamo avuti tanti in passato». Gli investimenti in Italia? «Stiamo valutando la situazione in modo tale da poter andare avanti in maniera oculata e responsabile. Siamo consci delle nostre responsabilità, siamo orgogliosi così come Marchionne e tutti i nostri dipendenti, di fare parte di un grande gruppo automobilistico». L'attacco durissimo di Diego Della Valle? «Non capisco il livore che lo anima». E, più diplomatico che mai, aggiunge, a proposito dell'aumento della quota del patron di Tod's in Rcs: «È il segno che crede nel lavoro che abbiamo fatto nella governance e sul management». Sulle colonne di Repubblica, però, Marchionne era stato meno conciliante, a proposito di Della Valle che l'aveva definito «inadeguato»: «Ci sono troppi maestri d'automobile improvvisati. Non sono l'uomo nero: finchè attaccano me, comunque nessun problema. Ma lasciate stare la Fiat, per rispetto e per favore». «Mi impegno - aggiungeva - ma non posso farlo da solo. Il mercato nazionale è crollato, se investissimo oggi come era nei nostri piani iniziali, falliremmo e io dovrei andare in giro con il cappello in mano. L'Italia dell'auto è precipitata in un buco di mercato senza precedenti, abbiamo perso di colpo quarant'anni e qualcuno vorrebbe che la Fiat si comportasse tranquillamente come prima? O è un'imbecillità pensare a questo, o è una prepotenza, fuori dalla logica». È vero che la serie negativa per il mercato dell'auto in Europa non accenna a fermarsi: ad agosto, secondo i dati diffusi dall'Acea, il calo nei 27 Paesi Ue più quelli Efta è stato dell'8,5% a 722.483 unità, mentre a luglio il mercato è sceso del 7,5% a 972.860 unità. E tra i cinque principali mercati dell'auto in Europa l'Italia si è confermata fanalino di coda sia a luglio sia ad agosto, con immatricolazioni in flessione rispettivamente del 21% a 109.452 unità a luglio e del 20,2% a 56.447 unità ad agosto. Un dato che «è stato il principale fattore di depressione delle vendite del Lingotto in Europa - sottolinea il gruppo in una nota -, scese ad agosto del 17,7% a 37.687 unità e a luglio del 16,4% a 63.146 unità». In calo anche la quota di mercato di Fiat Group Automobiles, che ad agosto si è fermata al 5,2% -dal 5,8% di un anno fa - e a luglio al 6,5% (dal 7,2%). Il gruppo torinese pone l'accento però sulla «conferma nei primi otto mesi del 2012 del primato di Panda e 500 come vetture più vendute del segmento A in Europa, nonostante il calo complessivo del mercato penalizzi soprattutto il segmento delle city car, in cui Fiat è particolarmente forte». Ma a Pomigliano, la Fabbrica Italia per antonomasia,dove la Panda viene costruita, sono in arrivo due settimane di cassa integrazione e gli operai temono per il loro futuro. Ora l'attesa è per l'incontro di sabato: per ora il governo, spiegano da palazzo Chigi, vuole solo «capire la strategia di Fiat, avere con i vertici del Lingotto un'interlocuzione sulla situazione dell'azienda e del mercato, capire dove sono i problemi. Poi dal colloquio potrà emergere cosa si può fare, se ci sono alcuni aspetti sui quali il governo può agire».
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