Ora potrebbero rifilarci la «Rc cicli»

di Pierluigi Bonora

È un'autentica follia inserire nel Codice della strada la possibilità per i ciclisti di andare contromano. A parte il fatto che, visto che la norma deve essere ancora varata, è chiaro che allo stato dell'arte chi pedala imperterrito contromano (a Milano è un'abitudine) vuol dire che commette una irregolarità ed è sanzionabile (mai visto, però, un vigile fare una multa).
Ma è anche pura demagogia (vero assessore al Traffico di Milano, nonche responsabile Mobilitá dell'Anci, Pierfrancesco Maran?) continuare a insistere nel voler trasformare le realtà italiane in piccole Londra, Parigi, Amsterdam, Copenaghen, eccetera. In quei Paesi c'è un'altra mentalità, esistono altre abitudini consolidate, c'è più educazione stradale e mezzi di trasporto.
E poi, nel caso di queste capitali, esiste un approccio ai problemi della mobilità diverso e non «politico» come accade in Italia, dove la lobby del velocipede è a senso unico, in pratica ama svoltare a «sinistra». E le amministrazioni comunali si piegano per non perdere voti.
A questo proposito anche il sottosegretario ai Trasporti, Erasmo D'Angelis, mi sembra sia stato colpito da una sorta di colpo di sole quando si mette a spiegare le ragioni che lo hanno spinto a sostenere il via libera a questo provvedimento. Contromano è pericoloso per tutti, e basta. Al primo incidente la colpa sarà dell'automobilista, c'è da scommetterci, anche se il pedalatore viaggiava «sparato», con le cuffiette o al telefonino, magari anche senza le luci accese di sera, senza le mani appoggiate al manubrio, e reduce dall'attraversamente di un incrocio con il rosso.


Non sto delirando e nemmeno odio i ciclisti (appena riesco anch'io faccio una pedalata e se vivessi a Milano con tutta probabilità il velocipede sarebbe il mezzo alternativo al tram o al metro per gli spostamenti in città). Quella che non riesco proprio a sopportare è l'arroganza di tanti ciclisti i quali, forti dell'appoggio (obbligato) da parte delle autorità, in strada si sentono i padroni assoluti.

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