Ora Vendola e Di Pietro mettono Bersani all’angolo

Ora Vendola e Di Pietro mettono Bersani all’angolo

RomaL’idea nel cassetto, Pier Luigi Bersani dovrebbe tirarla fuori alla direzione del Pd di dopodomani. Un «Patto dei progressisti» che metta assieme riformisti, moderati e liste civiche. Più che idea, una minestra ribollita. Al punto che dal Nazareno, quartier generale pd, già frenano perché la sigla ricorda troppo la «gioiosa macchina da guerra» messa a punto da Occhetto e rasa al suolo da Berlusconi nel ’94.
«Delle sigle non ci frega nulla, non facciamo i soliti noiosi balletti dell’alleanzismo, Bersani dica piuttosto che idee ha e con chi vuole andare avanti», pungolano invece i principali alleati, Nichi Vendola e Antonio Di Pietro davanti alle telecamere di In Onda su La7, dove il segretario pidino - invitato ma assente - è raffigurato da una sagoma di cartone (Nichi, affettuosamente, l’abbraccia). È già chiaro che né Sel né Idv sono propensi a mandar giù ribollite: forti dei successi elettorali amministrativi, mettono fretta all’«eterno indeciso», al convitato di pietra che - scrive Di Pietro nel blog - è «come l’Asino di Buridano».
Gli rivolgono così un appello, per via televisiva, affinché convochi al più presto «Stati generali» del centrosinistra e tenga fede alle promesse di un programma socialdemocratico «alla Hollande». La minaccia dell’ala sinistra diventa così più vera e concreta, considerato che Vendola e Di Pietro si richiamano proprio alla figura e alla linea del Presidente che sta arginando la Merkel in Europa e della cui popolarità Bersani ha cercato i riverberi durante l’intera campagna elettorale francese. Come farà ora a contraddirsi per lisciare il pelo a Fioroni e Letta? I leader di Sinistra e libertà e Italia dei Valori hanno intenzioni serie e dicono chiaro e tondo che «se Bersani dice no o temporeggia ancora, noi andremo avanti lo stesso. Apriremo il cantiere degli Stati generali, a costo di andare alle elezioni da soli...».
Di Pietro insiste per ripartire dalla cosiddetta foto di Vasto, e ha già invitato Bersani per la nuova edizione della festa Idv, che si apre il 21 settembre. Ma non nega che poi bisogna andare oltre, «perché rischiamo di non bastare più neppure noi». Ultimatum? Vendola nega: «Né un ultimatum né minaccia, ma una necessità della società italiana.

Serve un luogo, un cantiere che non si occupi solo delle alleanze, ma di costruire una risposta alla sparpagliata richiesta di cambiamento che viene dal Paese. Proponiamo a Bersani di essere una coalizione limpidamente antiliberista, come lo è quella che ha vinto in Francia». L’ennesimo cul de sac nel quale il capo del Pd rischia di soffocare.

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