È la storia che torna a stringersi fra le colonne della cronaca. O, forse, nell'Italia che non chiude mai i conti con il passato, è semplicemente l'ennesima puntata di una vicenda che pareva sepolta e invece è ancora un piccolo mistero italiano. Pare incredibile, ma alla venerabile età di novantaquattro anni e mezzo il Venerabile Licio Gelli torna a far parlare di sè. Qualcuno dava già per archiviato il Gran Maestro della Loggia P2 e invece eccolo lì, sempre lì, fra i saloni della mitica Villa Wanda a ricevere i militari delle Fiamme gialle che gli notificano una nuova dose di guai. Gelli, la seconda moglie Gabriella, i tre figli, e un nipote sono indagati per sottrazione fraudolenta di imposte e Villa Wanda è sotto sequestro preventivo.
C'è da stropicciarsi gli occhi perchè è come se la cronaca avesse bussato di nuovo allo stesso indirizzo, celeberrimo dal 17 ottobre 1981 quando lassù, fra le colline di Arezzo, furono trovati gli elenchi della P2 e lo scandalo scoppiò in modo fragoroso. Trentadue anni dopo la sontuosa dimora è ancora al centro di trame oblique, presunti raggiri, segreti inconfessabili. Davvero stupefacente, come se la storia profonda si fosse messa in movimento venendoci dritta addosso. O come se a Villa Torlonia spuntassero ancora, a distanza di tanto tempo, le carte segrete del Duce.
Ma in Italia niente è fuori tempo massimo. Le indagini si allungano per anni e anni e alla fine passato remoto e presente si congiungono nel segno della penombra. La grande casa, oltre trenta stanze, è uno scrigno di sorprese: prima i maneggi massonici, poi le fioriere che nascondevano i lingotti d'oro, sceneggiatura straordinaria per un film. Ora l'epilogo di una lunga caccia cominciata addirittura nel '98: in quell'anno salta fuori in Francia un testamento olografo del Venerabile che mette in moto gli investigatori: le carte infatti provano l'esistenza all'estero di importanti disponibilità finanziarie. Gelli, tanto per cambiare, nasconde qualcosa. I suoi veri redditi. Chi dà la caccia alle sue fortune trova un altro indizio assai interessante: la rendicontazione di ingenti spese sostenute a favore dei figli Raffaello, Maria Rosa, Maurizio. L'inseguimento va avanti per quindici anni e si conclude solo oggi.
Secondo i pm, Gelli avrebbe addirittura simulato la vendita della villa: un gioiello adagiato su tre piani, con serra, piscina e parco di tre ettari. Una sfida clamorosa perchè Villa Wanda è una sorta di monumento nazionale del malaffare tricolore.
Possibile che Gelli riservi ancora sorprese? Possibile, possibile, a sentire chi studia lui e i suoi beni. «Mi hanno attribuito di tutto - raccontava al sottoscritto il Venerabile qualche anno fa - tutto tranne la sparizione dell'oro di Dongo, ma solo perchè ero troppo giovane». Adesso Gelli minimizza: «Sono cose vecchie, risolverò tutto».
E però le Fiamme gialle stanno completando i conteggi sui magheggi del clan che farebbe capo al signore della P2. Le imposte evase ammonterebbero a 17 milioni e passa di euro. Così ripartiti: 8,8 milioni per Licio, 7,2 per il figlio Maurizio, 1,1 a Maria Rosa, 500 mila a Raffaello. Gelli deve pagare e allora, per evitare sorprese, si corre ai ripari: ecco dunque il sequestro preventivo dell'edificio. Con permesso accordato all'inquilino di continuare a vivere nella campagna toscana. La saga non si è ancora chiusa. E c'è chi ipotizza nuovi capitoli. E, chissà, ulteriori ricerche sul bordo di una fiction che non inventa nulla. Dai tempi degli elenchi massonici, il Venerabile è un'icona del male assoluto. Una calamita sempre in azione.
Ma anche un target privilegiato della dietrologia all'italiana. E sulla soglia del secolo, Gelli, che ha sviluppato con l'età una straordinaria rassomiglianza con il Renzo Montagnani di «Amici miei», ritorna con il labirinto dei suoi segreti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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