Ossessionati da Silvio: "Ora l’Italia è più libera"

Per l’americana Fredoom House siamo come la Guyana. Ma dopo le dimissioni siamo "migliorati". Altro che organismi indipendenti, il bersaglio non cambia

Ossessionati da Silvio:  "Ora l’Italia è più libera"

C’è un piccolo raggio di sole che squar­cia le tenebre e le nubi della nostra informazio­ne. In quel regime del conformismo e della sot­tomissione chiamato Italia, le dimissioni di Sil­vio Berlusconi hanno fatto rialzare la schiena ai nostri giornalisti e hanno improvvisamente aumentato la libertà di stampa del nostro Pae­se. Un’equazione facile, facile scritta e risolta da una di quella classifiche un tanto al chilo che tanto piacciono alla sinistra italiana.

La teoria del «meno Silvio, più libertà» è con­tenuta nel rapporto 2012 di Freedom House , or­ganizzazione indipendente statunitense che ogni anno pubblica i dati relativi alla libertà di stampa nel mondo. Il verdetto non deve, però, far gioire più di tanto.L’Italia resta infatti«par­zialmente libera», anche a causa dell’influen­za dell’ex premier. A guidare la classifica, Fin­landia, Svezia e Norvegia. Il peggio del peggio è riscontrato in otto Stati: Bielorussia, Cuba, Guinea equatoriale, Eritrea, Iran, Corea del Nord, Turkmenistan e Uzbekistan. L’Italia è un raro esempio di nazione non libera in Euro­pa occidentale e si posiziona al pari di Guyana e Hong Kong. Per la prima volta in otto anni, la situazione globale nel complesso non è peggio­rata. Grande attenzione è rivolta alla situazio­ne dei Paesi della primavera araba dove l’aper­tura degli ambienti multimediali in Tunisia e Libia risulta elemento fondamentale di spe­ranza per il futuro. Cina, Russia, Iran e Ve­nezuela sono segnalati nel rapporto come Pae­si dove «vengono detenuti i critici,chiusi mez­zi d’­informazione e condotti procedimenti pe­nali contro giornalisti », con Pechino che vanta «il sistema più sofisticato al mondo per quanto riguarda la repressione dei media». In genera­le, sul totale di 197 Paesi analizzati, 66 sono li­beri, 72 parzialmente liberi e 59 non liberi. Fre­edom House indica che il 40,5% della popola­zione mondiale vive in un ambiente dove la stampa non è libera, il 45% in situazioni parzial­mente libere, solo il 14,5% in Paesi liberi.

L’Italia figura dunque tra i Paesi «parzial­mente liberi» almeno a dare retta all’organiz­zazione americana. Difficile capire quali sia­no i parametri applicati. I rapporti di Freedom House infatti hanno il crisma delle verità rivela­te, doni inestimabili che vanno commentati e non criticati. Inutile quindi interrogarsi sul motivo per cui un paese come l’Italia dove cer­to non manca il pluralismo dell’informazione, il numero dei quotidiani è elevato e il mondo del web in costante fermento venga sistemati­camente bocciato dalle giurie di questo festi­val della libertà. Inutile chiedersi perché ven­ga pressoché equiparata a Paesi dove i giornali­sti vengono uccisi, torturati o rinchiusi in car­cere.

Inutile chiedersi per quale motivo al­l’estero ci si stupisca della quantità di intercet­tazioni, spesso contenenti informazioni di ca­rattere puramente privato e senza alcun rilie­vo penale, pubblicate dalla nostra stampa. Op­pure perché, come ha fatto Jean Paul Fitoussi nell’intervistaal magazine Sette ,un osservato­re esterno come lui si stupisca dei talk show ita­liani dove «la critica verso i partiti è feroce» e «ri­manga esterrefatto», chiosando che «in Fran­cia c’è più rispetto per i politici».

Difficile capire quale schema debba seguire l’Italia per dirsi ed essere considerata libera. Anche perché se adottasse uno schema do­vrebbe smettere di essere libera per obbedire ad esso. Per il momento di certo ha ridotto lo spread con la libertà di stampa grazie alle di­missioni di Berlusconi.

Un’uscita di scena che ha restituito alle penne tremanti e minacciate dei giornali italiani la possibilità di scrivere in serenità. Anche se non le ha ancora convinte a farsi venire qualche dubbio sui misuratori di li­bertà altrui.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica