Padoan rimane col cerino in mano

Per coprire il taglio del cuneo fiscale il ministro conta di usare i fondi strutturali Ue. Ma Bruxelles lo gela: "Non può"

Padoan rimane col cerino in mano

Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan rischia di rimanere col cerino in mano. Negli uffici di via XX Settembre c'è un grosso affanno per trovare le coperture economiche che andranno a coprire il taglio del cuneo fiscale. Sul tavolo, oltre agli incassi (non ancora cifrati) del rientro dei capitali evasi, il titolare del Tesoro vorrebbe utilizzare i fondi strutturali europei che non vengono spesi. Peccato che il commissario Ue alle Politiche regionali Johannes Hahn sia subito saltato al collo di Padoan ricordandogli che "i fondi della politica di coesione devono essere utilizzati per finanziare nuovi progetti per lo sviluppo". "Quindi - ha messo in chiaro - non possono essere usati per coprire la riduzione di imposte, come quella potenzialmente legata al cuneo fiscale".

Come spiegava nei giorni scorsi, Padoan è al lavoro su due fronti: la spending review e il taglio del cuneo fiscale. Un piano ambizioso che, stando alla "cura choc" elaborata dal premier Matteo Renzi, servirebbe a far ripartire la crescita. Il piano, però, è farraginoso, soprattutto per quanto riguarda le coperture economiche. Puntando tutto sull'effetto strutturale dei tagli alla spesa pubblica, il Tesoro conta di realizzare risparmi per 32 miliardi di euro entro il prossimo biennio. Nel 2014 dovrebbero arrivare già 5 miliardi di euro. Non abbastanza per andare a coprire il piano economico che già settimana prossima dovrebbe approdare in Consiglio dei ministri. Come spiega il Sole 24Ore, "la trattativa con la Commissione europea verterà sulla possibilità che per rendere immediatamente effettivo il taglio al cuneo fiscale si possano utilizzare, sotto forma di 'anticipo' dei complessivi risparmi di spesa, anche entrate una tantum". E quindi: in primis, Padoan conta di mettere le mani sui capitali esportati illegalmente e fatti rientrare. L'introito, però, è quantomai fumoso. Per questo vorrebbe far rientrare nella partita anche i fondi strutturali europei che non vengono spesi.

Sui fondi strutturali Bruxelles ha subito alzato un muro. E ha caldamente invitato Padoan a non contare sull'utilizzo di soldi che "non possono essere usati per coprire riduzione di imposte".

"Stiamo quindi dicendo all’Italia, come a qualsiasi altro Stato Membro dell’Unione, che le regole dei fondi permettono di finanziare con risorse nazionali (prima che i programmi per il 2014-2020 siano adottati dalla Commissione, ndr) progetti concreti per offrire, per esempio, aiuti per lo start up o per l’espansione produttiva e occupazionale dell’industria manifatturiere, o operazioni per ridurre la dispersione scolastica", ha puntualizzato Shirin Wheeler, portavoce del commissario Hahn, ricordando che tutti i progetti saranno sottoposti a una verifica di coerenza con le regole, i criteri di selezione e la strategia. Insomma, sui fondi europei è meglio che Padoan non faccia affidamento.

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