Il Parlamento salva gli affitti d'oro

Abrogata la norma che annullava i contratti ultramilionari degli enti pubblici. E la Boldrini finge di tagliare le spese

Il leghista Gianluca Buonanno mostra un "forcone" di cartone in Aula
Il leghista Gianluca Buonanno mostra un "forcone" di cartone in Aula

Roma - Affitti d'oro, arriva la porcata-bis del governo. Dopo il tentativo di disinnescare la norma risparmiosa fatta inserire dal M5S nel decreto salva-Roma per consentire alle amministrazioni pubbliche di recedere dai contratti d'affitto troppo onerosi per i propri palazzi con un emendamento del Pd su cui fortunatamente il governo è stato costretto alla retromarcia, ecco spuntare un altro emendamento in grado di svuotare gli effetti della norma calmieratrice. Scoperto con le dita nella marmellata, Palazzo Chigi come un bambino discolo balbetta: non lo faccio più. L'ingrato compito è toccato al ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini, che ieri prometteva di valutare gli effetti dell'emendamento salva-affitti, facendo intendere di essere disposto a porvi rimedio. Ma i tempi sono stretti e le buone intenzioni tutt'altro che facili. Staremo a vedere. Di sicuro si tratta dell'ennesima figuraccia del governo nella travagliata sessione di bilancio che chiude un anno già da dimenticare.
L'emendamento salva-affitti è il 254-ter della legge di Stabilità. Stabilisce che l'articolo 2-bis del decreto legge 15 ottobre 2013 n. 120 eccetera, che disciplina la possibilità per le amministrazioni pubbliche di disdire gli affitti entro il 31 dicembre 2014 in barba al contratto e senza pagare clausole di recesso e che solo per la Camera garantirebbe risparmi annui per 26 milioni, non si applichi per «immobili di proprietà dei fondi comuni di investimento immobiliare» nonché per «immobili di proprietà dei terzi aventi causa da detti fondi». In pratica, come spiega la deputata del M5S Laura Castelli «se i proprietari degli immobili hanno una assicurazione su quell'immobile lo Stato non può disdire il contratto. E guarda caso, sembra che la società Milano 90 che affitta i locali alla Camera dei deputati una assicurazione del genere ce l'ha». Il «codicillo» sospetto secondo i grillini sarebbe stato scritto sotto dettatura della Ragioneria dello Stato. Di certo una prima versione dell'emendamento, molto simile a quella poi licenziata, era stata presentata dalla deputata di Ncd Barbara Saltamartini. Per i grillini la road map per emendare le «porcate» in serie del governo è solo una: oggi la fiducia, poi il 27 dicembre il governo presenta nel «milleproroghe» la misura che blocca gli affitti d'oro e poi il voto sul salva Roma. «Se la norma non ci sarà, faremo ostruzionismo fino a far cadere il decreto», la minaccia.
I tagli alla Casta non piacciono proprio. Lo dimostra anche il fatto che nel bilancio 2014 di Montecitorio approvato nei giorni scorsi non c'è traccia della riduzione delle indennità parlamentari promessa dalla presidente dell'aula Laura Boldrini all'alba della legislatura, sotto il tiro dei forconi grillini appena entrati in Parlamento. L'unico blando provvedimento è la proroga per il prossimo anno e fino a tutto il 2016 delle cosiddette «misure di contenimento» dell'indennità parlamentare e dei rimborsi ai deputati, che sarebbero venute a scadenza nel 2015. Si tratta in realtà quasi di una presa in giro: il contenimento non consiste in una vera decurtazione delle indennità, ma nel non adeguamento dell'indennità parlamentare - come accade peraltro del 2007 - e nella conferma del taglio di 500 euro degli importi mensili della diaria e del rimborso delle spese per l'esercizio del mandato. In pratica viene semplicemente confermato lo sconticino già esistente.

E pensare che i parlamentari italiani sono, in base al rapporto indennità-Pil pro capite, nettamente i più «ricchi» d'Europa, almeno secondo i calcoli di Csc. Nel 2012, infatti, lo stipendio da deputato in Italia era pari a 4,7 volte il Pil pro-capite, contro l'1,8 del Regno Unito.

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