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"Il Parlamento Ue non decide per noi. Gli amministratori rispettino la legge"

"Il Parlamento Ue non decide per noi. Gli amministratori rispettino la legge"

«Il voto del Parlamento europeo non ha conseguenze giuridiche dirette né applicazione nel diritto interno. È solo una dichiarazione politica». Giulio Terzi di Sant'Agata, presidente della commissione Politiche Europee del Senato, è convinto che, a Bruxelles, qualcuno cerchi «ogni occasione utile per disinformare e attaccare il governo».

Allora, facciamo chiarezza. Quel voto non riguarda il certificato unico europeo di filiazione?

«La polemica sollevata dal Parlamento Europeo è pertinente alle trascrizioni dei certificati di filiazione da parte dei sindaci e non ha nulla a che vedere con la decisione del Senato italiano in materia del famoso certificato unico europeo di filiazione».

Perché lo avete bocciato?

«Purtroppo, il certificato europeo conteneva tutte le forme di filiazione e imponeva la trascrizione automatica di qualsiasi filiazione venisse certificata in uno Stato membro. Il Senato ha dovuto tener presente questo perché la Corte di Cassazione ha confermato che la maternità surrogata, essendo un reato, è contraria all'ordine pubblico internazionale e ha negato la trascrizione automatica di questo tipo di certificati. Il Senato quindi ha detto no solo alla trascrivibilità automatica nei casi di surrogazione».

Questo scontro sui diritti civili che ripercussioni può avere con l'Ue?

«Contro questo regolamento non si è espresso contro solo il Senato italiano, ma anche quello francese, mentre non è stato adottato né dalla Lituania né dall'Olanda, almeno nella forma attuale. Non è un tema che riguarda solo i cosiddetti Paesi di Visegrad. Detto ciò, pensare che qualsiasi cosa prevista dalla Commissione o da altre istituzioni europee debba passare anche con forzature rispetto ai trattati esistenti è un qualcosa che non può essere digerito da vari Stati membri. Non vedo come questi temi così delicati possano diventare elementi di tensione da negoziare qua e là con altri temi».

Ma, secondo lei, a Bruxelles esiste una lobby pro-Lgbt?

«Sicuramente esistono dei gruppi di pressione che hanno una forte connotazione ideologica e che, tramite Bruxelles, cercano di far entrare nel nostro Paese le loro polemiche e aspettative, danneggiando l'immagine dell'Italia. Non dimentichiamoci, poi, che non solo la nostra Costituzione prevede che la sovranità appartiene al popolo. Come si può, dunque, sostenere che un voto solo politico del Parlamento europeo, e quindi non su una direttiva o un regolamento, valga più di un parlamento nazionale?»

Cosa pensa, invece, dei cosiddetti sindaci disubbidienti'?

«Cosa dovrebbero fare? Violare delle norme penali? No, devono solo attenersi alla normativa vigente in Italia».

Perché la Schlein sta puntando così tanto sui diritti civili?

«Puntiamo tutti sui diritti civili e, sinceramente, lei non ha nulla da insegnare al mondo del centrodestra dove non abbiamo bisogno di avere alcun tipo di ammaestramento».

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