Il pasticcio dell'Olimpico adesso inguaia Alfano

U n gran pasticcio. Il sabato di follia, pistole e «trattative» a margine della finale di Coppa Italia continua ad avere i contorni incerti. Mentre proseguono le polemiche sul contenuto dei colloqui tra istituzioni e l'ormai celebre Genny 'a carogna (ieri tra l'altro «daspato» in tutta fretta), Alfano - che oggi riferirà alla Camera - insiste sull'assenza di un accordo per far giocare la finale. Ma, secondo la Stampa, proprio la giustizia sportiva potrebbe presto smentire il ministro dell'Interno. Perché ad assistere a tutto il caotico prepartita, sotto le grate di recinzione della curva Nord, c'erano gli ispettori della procura federale guidata da Stefano Palazzi, che avrebbero preso nota dei veri e propri diktat giunti dal capotifoso, peraltro puntualmente accolti. Ora, sulla base del referto degli 007 federali, toccherà al giudice sportivo decidere eventuali sanzioni, come la squalifica della curva del San Paolo, ma la grana è anche per Alfano.
Se c'è confusione sugli eventi all'Olimpico, non è ancora chiara nemmeno la dinamica degli scontri in viale di Tor di Quinto, culminati con il ferimento a pistolettate di tre tifosi azzurri, uno dei quali in gravi condizioni, e il furioso pestaggio del presunto sparatore, Daniele De Santis, detto «Gastone». Anche se i pm sono ancora convinti che sia stato lui ad aprire il fuoco, lo «stub» a cui è stato sottoposto De Santis per chiarire se ha sparato ha dato esito parzialmente negativo. L'esame ha rilevato la presenza sulla mano di due particelle, ma ne servono tre perché l'accertamento sulla presenza di residui di sparo sia considerato positivo. Le indagini, intanto, non si concentrano più solo sull'eventuale «commando» di tre persone a volto coperto che, secondo alcuni testimoni, avrebbe insieme a De Santis provocato i tifosi napoletani di passaggio lanciando bombe carta e fumogeni, prima di dileguarsi quando il gioco si è fatto pesante. Tra le ipotesi, c'è anche quella che sia stato un gruppo di tifosi partenopei a cercare «Gastone», forse per regolare qualche conto risalente a partite precedenti, sapendo che l'ultrà romanista abitava in quel centro sportivo. Un luogo che a Roma farebbe da tempo anche da «deposito striscioni» per alcuni gruppi ultrà sia giallorossi che della Lazio.
In tutto questo, la procura sta verificando i frequentatori del centro sportivo e del vicino «Ciak village» per tentare di identificare i possibili «complici» di De Santis. Anche ai due soci gestori del Ciak, la regista Donatella Baglivo e Ivan La Rosa, è stato fatto lo stub. I due, sabato, hanno tentato di mettere in salvo De Santis dalla furia dei tifosi azzurri, descritti in diverse decine, che lo stavano aggredendo. L'avrebbero trascinato dietro un cancello, ha raccontato la Baglivo, e avrebbero raccolto da terra e nascosto la pistola in un secchio «che mi sembrava il posto più sicuro», ma poco dopo gli ultrà azzurri sono tornati riprendendo il pestaggio.
In attesa che De Santis sia in grado di rispondere alle domande («è in stato di choc e sotto sedazione», spiega il suo legale, Tommaso Politi), resta il dubbio di una mancanza azione di prevenzione nell'area di parcheggio dei tifosi napoletani, lungo viale di Tor di Quinto. Chiunque abbia «attaccato», napoletani o romanisti, lo ha fatto anche approfittando dell'assenza di forze dell'ordine.

Nessuno immaginava che quell'incrocio con il circolo di De Santis fosse un punto caldo? Anche qui, Alfano giura di no. Intervistato dalla Gazzetta dello sport, il ministro dell'Interno fa spallucce: «Che in un parcheggio ci sia stato uno scellerato che ha sparato, è veramente fuori controllo».

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