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Patroni Griffi: dovevamo fare di più. Bot, collocati 8 miliardi a tassi in rialzo

E anche sulle auto blu ancora non ci siamo. Sebbene dal 2009 i costi siano stati tagliati del 15,9%, quasi il 44% delle amministrazioni non ha centrato gli obiettivi di legge. Il costo annuo è di oltre un miliardo. Il verdetto del monitoraggio svolto dal Formez per conto del dipartimento della Funzione pubblica sulla spending review delle auto blu è infausto. L'indagine rivela che la spesa complessiva sostenuta nel 2011 per la gestione del parco auto è stata 1 miliardo e 220 milioni di euro. La maggiore riduzione percentuale sulla spesa complessiva tra il 2009 e il 2011 è stata riscontrata in Friuli Venezia Giulia (-30,9%), in Toscana (-24,9), in Veneto (-22,6), in Emilia Romagna (-21.6%), in Puglia (-20,4), nelle Marche (-19,8) e nel Lazio (-19,0). La media di queste Regioni ha superato l'obiettivo del taglio del 20% della spesa. Maglia nera per Sardegna e Abruzzo che hanno effettuati tagli inferiori al 10%. C'è ancora molto da fare.
Anche secondo il ministro Filippo Patroni Griffi: «I risultati di questi due ultimi anni, 280 milioni di euro l'anno risparmiati, portano nelle casse dello Stato un piccolo tesoretto. Ma la riduzione sarebbe dovuta essere del 20%. Ci siamo fermati al 16, che è un risultato importante ma non è raggiunto l'obiettivo, tanto più che per l'anno prossimo il target da conseguire è -50%».
In Borsa invece l'inizio della settimana di Ferragosto è stato come da copione: un lungo sbadiglio collettivo, con gli indici appena mossi in chiusura (-0,11% Milano) e poca voglia di fare affari. La volatilità sta concedendo una tregua, ma la crisi del debito è del resto tutt'altro che risolta, come dimostra lo spread tra Btp e Bund rimasto inchiodato anche ieri attorno ai 450 punti. Un livello poco rassicurante. E il Tesoro ha collocato ieri 8 miliardi di Bot annuali a un tasso del 2,767%, in lieve rialzo rispetto al 2,697% dell'asta di luglio. Il buon livello della domanda (richieste per 13,545 miliardi) è strettamente correlato ai tassi garantiti, certo più appetibili rispetto al tasso zero che la Francia continua a pagare sui propri bond o alla quota che si deve versare per mettere le mani su un titolo tedesco.
Il rovescio della medaglia è rappresentato dal rischio di un appesantimento dei conti pubblici. E con un debito ormai a un soffio dai 2mila miliardi di euro, l'Italia ha più che mai bisogno di un rasserenamento del quadro economico e finanziario. Gli investitori confidano in un intervento della Bce, al più tardi entro settembre, per tacitare eventuali nuovi attacchi speculativi. L'Eurotower non ha precisato né modalità, né timing della discesa in campo, mentre Mario Draghi ha gettato la palla nella metà campo dei governi invitandoli a essere pronti ad attivare i fondi salva-Stati Efsf/Esm con una richiesta ufficiale. A complicare il quadro lo slittamento, ben oltre la metà del mese prossimo, della pronuncia della Corte costituzionale tedesca sulla legittimità dell'Esm per via di una nuova causa pendente. Una brutta tegola.


È quanto meno prevedibile che in assenza di misure concrete da parte della Bce, peraltro condizionate dai nein ripetuti della Bundesbank all'utilizzo di strumenti non convenzionali, i mercati riprendano a scendere rapidamente. Oltre ai nodi della crisi del debito sovrano, va infatti considerato il rallentamento dell'economia globale.

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