
«Non vorrò avere e non avrò le chiavi di Milano, sono un tecnico e mi occupo di giovani» ha dichiarato due sere fa l'ex rettore del Politecnico Ferruccio Resta per frenare le voci che lo danno in pole come candidato sindaco del centrodestra. A due anni (forse meno) dal voto, un sano tatticismo ci sta. Ma è intervenuto all'evento con cui il leader della Lega Matteo Salvini ha aperto due sere fa in Galleria il «cantiere» in vista delle Comunali, e ben sapendo che avrebbe avuto i riflettori addosso. Forza Italia lo sponsorizza da un pezzo, il segretario di Azione Carlo Calenda ha ammesso che se il Pd schierasse un nome smaccatamente di sinistra, magari proprio il capogruppo regionale Pierfrancesco Majorino che i centristi già non avevano sostenuto già alle Regionali, «e dall'altra parte spuntasse un profilo come Resta, il nostro elettorato avrebbe un grande problema a seguire il centrosinistra». Uno schema, quello partito da Fi e Azione, che ora verrebbe caldeggiato anche dalla Lega. «Il candidato può essere in sala tra noi - ha stuzzicato Salvini in Galleria -, c'è più di una persona che potrebbe fare bene il sindaco, anche senza tessera di partito in tasca». Un altro ospite al convegno da tenere d'occhio è Simone Crolla, managing director della Camera di Commercio americana in Italia. Era entrato nella «rosa» già nel 2021. Nei mesi scorsi il presidente FdI del Senato Ignazio La Russa aveva spinto l'ipotesi del candidato politico e nello specifico Maurizio Lupi. Il leader di Noi Moderati (come l'ex rettore) giorni fa ha frenato. Per il coordinatore regionale della Lega Massimiliano Romeo un profilo come quello di Resta - «civico, tecnico, di alto spessore» - può essere «la scelta giusta, se vogliamo vincere a Milano bisogna coinvolgere quella parte dell'elettorato che notoriamente non vota il centrodestra nelle grandi città», non cita Azione ma il senso è chiaro. E «bisogna mettere in campo un programma che guardi a temi sentiti come ambiente e viabilità». Precisa che il derby civico-politico, aperto in primis da La Russa, non lo «appassiona», ma ribadisce che «alcuni profili della società civile indubbiamente danno più garanzia di attrarre voti che normalmente non prendiamo, possono rendere il centrodestra più competitivo». Uno schema proposto come si diceva già mesi fa dalla dirigenza lombarda e milanese di Forza Italia e promosso dal segretario nazionale Antonio Tajani. Il coordinatore lombardo di Fi Alessandro Sorte sottolinea: «La notizia politica è che piace anche alla Lega, siamo già a due partiti del centrodestra e uno fuori (ossia Azione) a vedere l'ipotesi civica più competitiva. Ora la palla passa a Fratelli d'Italia. E ricordo agli alleati che il tempo stringe, visti gli sviluppi delle inchieste e l'ostacolo che attende il sindaco Sala in aula a settembre, il voto su San Siro, non possiamo stare fermi». L'ipotesi del voto anticipato non si può scartare.
La Russa ribadisce la posizione e i dubbi: «Ho sempre detto che il candidato può essere un civico o un politico, ma se si sceglie un civico deve essere di grande spessore e notorietà». Un nome insomma che non abbia bisogno di grosse presentazioni. Il deputato milanese di FdI Marco Osnato avverte gli alleati: «L'ex rettore è un'ottima persona e sarebbe un ottimo candidato, manca solo la sua dichiarata volontà di scendere in campo - sottolinea a proposito della frenata -. Non vorrei che ricominciassimo, come nella scorsa tornata, con un X-Factor quotidiano su nomi che poi risultavano bruciati. Invito a parlarne all'interno della coalizione e non sulla pubblica piazza». Sentendo gli alleati, toccherebbe proprio a FdI convocare un tavolo.
Nella discussione si infila Majorino, che a sinistra si giocherebbe il match con il giornalista e direttore di Chora Media Mario Calabresi: «Invece di chiacchierare di candidati sindaci la Lega chieda scusa ai lombardi per la gestione case popolari». Il capogruppo leghista lessandro Verri attacca: «Il solito scaricabarile.
Parla di 10mila case sfitte di Aler a Milano ma tace sulle 6mila unità di Mm che gestisce molti meno alloggi. Majorino vuole accreditarsi come candidato sindaco, facendo le scarpe a Sala e distraendo i milanesi dai fallimenti del Pd che governa la dal 2011. Faccia mea culpa per aver reso Milano una città escludente».